This England è un incrocio perfetto tra un’attualissima rilettura di quanto accaduto nella primavera 2020 in Europa con l’arrivo del Covid e un’ancora più attuale aiuto alla comprensione di quello che sta accadendo nel Oartito conservatore, dall’uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea alla crisi che ha travolto tre primi ministri tory in un anno.
Eppure non è un documentario. Anzi, la serie tv (6 episodi, distribuiti da Sky su NowTv) recita nel sottotitolo in apertura “questa è un opera di finzione basata su eventi reali”. Un modo arguto per indicare che si tratta di una ricostruzione storica molto fedele, ma che non ha il crisma dell’ufficialità. Ovviamente, anche per questo, ancora più interessante. Senza contare che nel racconto l’Italia è molto presente. A volte ci sfugge ancora quanto a cavallo tra gennaio e marzo 2020 il mondo guardasse preoccupato e meravigliato a cosa stava succedendo nel nord del nostro Paese.
This England scorre all’inizio rapidamente i mesi dell’ascesa di Boris Johnson alla guida del Governo dopo il fallimento a cui era giunto quello presieduto da Theresa May nella trattativa con l’Europa per un esito ordinato della Brexit. Non solo Johnson convince la maggioranza dei deputati conservatori, ma di lì a poco, grazie agli errori e alle divisioni dello schieramento laburista guidato da Corbyn, stravince anche le elezioni politiche anticipate.
Boris Johnson è interpretato dall’attore e regista inglese Kenneth Branagh (Belfast, Dunkirk, Il Commissario Wallander) che si trasforma fino ad assomigliargli moltissimo. In alcuni momenti si ha proprio l’impressione (il dubbio) di vedere sullo schermo il vero Johnson. Ma l’interpretazione (straordinaria) va molto oltre la mera somiglianza. È profondamente calata nel personaggio dell’ex Primo ministro inglese: intellettuale dai solidi studi classici, che dedica molto tempo alla lettura e alla scrittura (non rinuncia durante il suo mandato a lavorare a un libro su Shakespeare per cui ha già incassato un congruo anticipo). Boris ha una vita privata complicata, un matrimonio alle spalle e due figli grandi, e una giovane compagna, Carrie Symonds, che è ormai incinta da qualche mese, anche se lui vuole conservare il segreto verso gli altri figli e l’opinione pubblica.
Lo staff di Boris è composto da amici fidati e selezionati da Dominic Cummings, l’estroverso comunicatore scelto come capo di gabinetto, che stravolge le regole e le tradizioni degli uffici del civico 10 di Downing Street. Dom veste come gli pare e soprattutto agisce come gli pare, spendendo molti soldi in consulenze e una quantità infinita di focus group. In rotta di collisione con la burocrazia inglese – per dire che ogni Paese si lamenta della burocrazia che ha – e profondo sostenitore dei vantaggi che è possibile ottenere dall’uscita dall’Europa, viene preso di mira dalla stampa britannica per aver più volte violato il lockdown. Intorno a Boris e a Dom ci sono i ministri, più o meno leali al Premier, ma sempre in ritardo rispetto al ritmo che il loro capo vorrebbero imprimere alla politica britannica. Tra questi un ruolo centrale hanno nella serie il ministro della Salute Matt Hancock – il corrispettivo del nostro Speranza – e il ministro delle Finanze, il giovanissimo e ricco Rishi Sunak, che è diventato da qualche giorno il nuovo Premier.
Il racconto – dopo i primi mesi trascorsi trionfalmente – rallenta fino a diventare un diario quotidiano, mano mano che prende corpo la prima ondata della grande pandemia. Come forse qualcuno di noi ricorda, la Gran Bretagna ha avuto posizioni oscillanti di fronte all’avanzata del virus in Europa, e ha tentennato molto prima di assumere provvedimenti radicali come il lockdown e la protezione totale degli anziani e dei più fragili. All’origine di questo comportamento vi furono un misto di sottovalutazione e di arroganza, supportate da un’errata considerazione delle vicende italiane.
Anche Johnson contrarrà l’infezione e la malattia grave, fino a essere ricoverato in terapia intensiva. Sono per lui momenti drammatici, vissuti in solitudine, che lo inducono a cambiare molte convinzioni sulla sua vita e sulla politica. Ma soprattutto a prendere coscienza della quantità di errori commessi durante la pandemia con la conseguenza di aver inflitto al suo Paese danni evitabili. Solo se si fosse imposto il lockdown due settimane prime si sarebbero salvate migliaia di vite.
Lo scenario che ricaviamo dello stato del sistema sanitario pubblico inglese non è così lontano da quello che abbiamo purtroppo constatato per la nostra sanità durante la diffusione del virus. Ospedali impreparati, assenza di un piano di emergenza, carenza soprattutto di scorte sufficienti di DPI, quei “dispositivi di protezione individuale” (mascherine, guanti, camici, ecc.) che ha rappresentato – a posteriori – l’aspetto più inquietante dell’intera vicenda. Chi coordinava l’emergenza – tutti, scienziati, medici e politici – pur consapevoli dell’importanza vitale del loro uso, non ha esitato a dire che se ne poteva fare a meno. Una delle vicende più gravi accadute in quei mesi, un macigno che pesa sulla coscienza di chi ci ha governato.
Per non parlare delle RSA. Anche in Gran Bretagna le case di cura per anziani sono state abbandonate al loro destino. Le immagini ricostruite sono toccanti, un “pugno nello stomaco” per tutti noi che oggi tendiamo a rimuovere quelle vicende. I nostri vecchi sono morti a grappoli, come in una guerra sotto incessanti bombardamenti, senza neanche la possibilità di salutare i propri cari. Una responsabilità che difficilmente laveremo dalle nostre coscienze e di fronte ai nostri figli.
This England va vista e rivista fino a quando non siano ben stampati nelle nostre menti fatti e responsabilità. La farei vedere nelle scuole di ogni ordine e grado, l’assegnerei come “traccia” ai nostri ragazzi per i prossimi dieci esami di stato. Semplicemente per non dimenticare. Difficilmente una serie tv può essere considerata alla stregua di un libro da consigliare ai propri figli o alunni. This England lo è. Come un pezzo di un manuale di storia contemporanea, come il nostro “libro cuore”, in grado di tenere insieme atti di straordinario eroismo e comportamenti di pura vigliaccheria.
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