Come indicato su questa testata il 6 febbraio dell’anno scorso, Thomas Adès è uno dei maggiori compositori contemporanei. Con George Benjamin, suo connazionale, è uno dei due massimi compositori britannici. È anche un noto pianista, pure un pilota di aerei.
Ha circa 60 anni. A 41 anni si era meritato un posto nella National Portrait Gallery di Londra dove il suo ritratto occhieggia tra quelli di Benjamin Britten e di Edward Elgar. Giunto alla ribalta internazionale, sia come pianista, sia come direttore d’orchestra, sia come compositore, già a 22 anni con lavori complessi per grande organico orchestrale, suscitò scandalo quando a 24 compose e realizzò un’opera da camera, Powder Her Face, insolitamente lunga (due ore e venti minuti di musica) sugli exploit sessuali della Duchessa di Argyll, Margaret, denominata “The Dirty Duchess” e al centro (a causa delle sua avventure) di vari processi. Il lavoro, rappresentato per la prima volta in Gran Bretagna (con grande successo) nel 1995, arrivò a Roma nel novembre 2002 per iniziativa della Filarmonica Romana e dell’Istituzione Universitaria dei Concerti. Allora venne chiamata “porno-opera” a ragione dell'”aria della fellatio” in pieno stile barocco (ma la seicentesca La Callisto di Giovanni Cavalli, nell’edizione di Herbert Wernicke presentata negli anni Ottanta a La Monnaie a Bruxelles e disponibile in DvD, è sessualmente ancora molto più esplicita).
La più recente opera di Adès (The Tempest tratta dall’ultimo lavoro per la scena di William Shakespeare) è stata commissionata dal Covent Garden ed è stata già vista a Copenhagen, Strasburgo, Santa Fè e Lubecca, al Metropolitan di New York e alla Quebec Opera. In attesa che The Tempest, acclamata come il Peter Grimes di questo primo scorcio di ventunesimo secolo, arrivi alla Scala (dov’è programmata per novembre), nel 2012 l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia ne ha presentato una sintesi (ossia alcune scene particolarmente eloquenti sia dell’inizio che della conclusione) in un concerto (replicato tre volte) diretto da Adès in persona e preceduto da un incontro al Maxxi (il museo di arte contemporanea) unitamente a una proiezione dell’opera (ne esiste un DvD in commercio). Il concerto includeva anche Asyla (una sinfonia di Adès in quattro parti commissionata da Berliner Philarmoker).
Il 18 marzo, Adès ha presentato a Roma, nel quadro della stagione sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, di cui sarà direttore artistico per i prossimi cinque anni, un dittico che potrebbe essere considerato come l’opposto di Powder Her Face: Sfere Celesti. La prima parte è una serie di ritratti di Gustav Holst (1874-1934) su I Pianeti. La seconda una sua composizione per balletto: la terza parte (Paradiso) del Dante Ballet, una composizione ispirata alla Divina Commedia.
Conosco Adès da quando, a Aix-en-Provence nel 1998, si alternò con Claudio Abbado alla concertazione di un Don Giovanni con la regia di Peter Brook che girò per vari teatri e fu un grande successo. Da allora sono passati circa 25 anni. Adès ha preso qualche chilo e i capelli biondi sono diventati grigi. Tuttavia, è rimasto un grande concertatore e come tale tratta Holst e se stesso in modo molto differente.
La suite di Holst (nove brevi brani sui “Pianeti”) è tutta atmosfera e colori, anche sgargianti (ad esempio, Giove “portatore di allegria”), mentre la terza parte del Balletto ispirato a Dante è tutto ritmo. Nonostante un sabato di marzo, anche complice il bel tempo, è quando i romani cominciano ad andare al mare, la sala era abbastanza piena e gli applausi sono stati scroscianti sia nell’intervallo, sia al termine del concerto. Un segno di buon augurio per l’incarico che Adès sta per assumere.
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