È una lunga intervista – in parte a cuore aperto – quella che l’oro olimpico nella disciplina dei 100 metri a dorso Thomas Ceccon ha rilasciato in questi giorni al Corriere ripercorrendo la sua lunga carriera e passione per il nuoto, parlando dei suoi rapporti sentimentali e anche della sua famiglia; il tutto – però – partendo quasi naturalmente da uno dei suoi primissimi ricordi d’infanzia: “Ho tre anni – racconta – e mi buttano in acqua” costringendolo a nuotare, ma facendogli anche scoprire che oltre all’iniziale “paura (..), mi divertiva“.
Passando subito alle olimpiadi parigine, Thomas Ceccon collega la sua esclusione dalla finale dei 200 metri a dorso al fatto che “ero stanco” dato che l’opprimente “caldo mostruoso che faceva nel villaggio olimpiaco” gli ha impedito “di dormire la mattina, il pomeriggio e la sera”; mentre lasciando la parte la sconfitta racconta che il momento in assoluto più teso della lunga maratona olimpiaca è “la pre-chiamata, quando senti dire il tuo nome perché tocca a te” e che si conclude – almeno nel suo caso – solamente quando entra in acqua: “Dopo lo sparo devo concentrarmi soltanto su quello e lo faccio”.
Thomas Ceccon: “La determinazione nel nuoto arrivò grazie ad una delusione amorosa”
Passando al presente – però – Thomas Ceccon non fatica a confessare di sentirsi “svuotato” spiegando che ha difficoltà “a ricominciare la vita di sempre” e dal post Parigi “non ho fatto niente, ho messo su pancia” e – peggio ancora – “mi sono allenato una volta sola, malissimo“; ma conscio che così non possa andare avanti, specialmente con due mondiali e olimpiadi all’orizzonte, si dice anche pronto ad andare “in Australia” almeno fino al “luglio 2025” dedicandosi interamente al nuoto – ricordando che “là farà caldo e mi piace il mare” – e preparandosi a dare il massimo nelle prossime gare.
Tornando alle sensazioni che prova in questo momento, peraltro, Thomas Ceccon ci tiene a dire che forse potrebbe essergli mandata la motivazione che l’ha portato a Parigi, confessando – dopo un po’ di insistenza da parte del giornalista del Corriere – che almeno all’inizio della sua carriera “la motivazione(..) è venuta da una delusione d’amore, un tradimento scoperto sui social“: aveva da poco compiuto diciotto anni ed “era la seconda volta che mi ero innamorato” e dopo il “duro colpo” e la delusione “mi sono gettato nel nuoto per sfogare la rabbia perché avevo qualcosa in più da dimostrare”.
E sempre tornando con la mente a quel periodo ormai lontano della sua vita, Thomas Ceccon ricorda con affetto la sua primissima allenatrice “Anna [che] era severissima” probabilmente perché già all’epoca “aveva intuito che io avevo qualcosa in più”; ma non manca neppure un riferimento all’attuale allenatore Alberto Burlina che – pur essendo ovviamente “un uomo buono” – si è dimostrato “molto più severo” permettendogli però con sforzo e dedizione di arrivare fino al punto in cui si trova adesso.