Il fallimento di Thomas Cook, tour operator britannico fra i più importanti al mondo, ha coinvolto diverse migliaia di turisti. Come riferito dall’edizione online dell’agenzia Ansa, citando Sky News, nel dettaglio sarebbero ben 14.700 i britannici in vacanza coinvolti nella bancarotta di Cook, che fino ad ora sono stati rimpatriati. Come comunicato dall’Ente per l’aviazione civile nazionale, sarebbero stati messi a disposizione ulteriori 74 aerei charter per riportare nel Regno Unito altri 16.500 cittadini britannici, per un totale superiore ai 30mila. Ma questi numeri raccontano solo una minima parte della “bolla”, visto che sarebbero oltre 600.000 i clienti interessanti dalla vicenda, stranieri compresi, tenendo conto che Thomas Cook era un tour operator a livello mondiale. Come ricorda La Stampa, si tratta del rimpatrio più grande nella storia della Gran Bretagna dal dopoguerra, un’operazione resa obbligatoria visto che i biglietti e i voucher pagati dagli stessi clienti sono divenuti carta straccia dopo il fallimento del tour operator. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
THOMAS COOK FALLITA: IL COMMENTO DI FEDERALBERGHI
Il fallimento del tour operator Thomas Cook potrebbe avere delle pesanti ripercussioni anche in Italia. L’allarme lanciato da Federalbeghi non lascia spazio a dubbi: il presidente Bernabò Bocca ha parlato «di tsunami», citando numerose strutture che vantano crediti per decine di migliaia di euro nei confronti del colosso britannico. In una nota Bocca ha sottolineato: «Le istruzioni diffuse dalla compagnia si soffermano sulla tutela dei turisti, bloccando la partenza di coloro che stavano per mettersi in viaggio e coordinando il rimpatrio di coloro che sono attualmente in vacanza. Ma neanche una parola in relazione agli alberghi e agli altri partner, che si ritrovano con il cerino acceso in mano. Si conferma, ancora una volta, che la direttiva europea sui pacchetti di viaggio è una norma lacunosa, che non tiene conto del ruolo delle imprese turistico ricettive». Infine, l’invito al Governo di intervenire presso le autorità inglesi e degli altri paesi in cui operano le altre società del gruppo fallito «per tutelare la posizione delle imprese italiane», senza dimenticare «eventuali clienti che hanno prenotato con Thomas Cook e che stanno per arrivare, affinché sappiano che dovranno saldare il conto in albergo, per poi chiedere alle competenti autorità inglesi il rimborso di quanto versato a Thomas Cook». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
FALLIMENTO THOMAS COOK, BORIS JOHNSON VS MANAGER
«Sono stati cancellati tutti i futuri voli e le future vacanze»: così Thomas Cook ha annunciato il fallimento del colosso dei viaggi britannico. Come vi abbiamo raccontato, sono saltate le trattative con i creditori e il tour operator è stato costretto a dichiarare bancarotta. Una tegola che si abbatte su migliaia di famiglie in Gran Bretagna, circa 600 mila turisti in giro per il mondo da riportare a casa, senza dimenticare che oltre 20 mila persone rischiano di ritrovarsi senza lavoro. Il premier Boris Johnson si è scagliato contro i manager della nota agenzia: «C’è da chiedersi quanto i dirigenti di questa società fossero adeguatamente incentivati a risolvere i problemi: è una situazione molto complicata e ovviamente i nostri pensieri sono rivolti ai clienti di Thomas Cook. Faremo del nostro meglio per riportarli a casa. In un modo o nell’altro, lo Stato dovrà intervenire per dare supporto ai vacanzieri bloccati in giro per il mondo». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
THOMAS COOK FALLITA: ANNUNCIATA BANCAROTTA
Thomas Cook, tour operator fondato nel lontano 1841 a Leicester nel Regno Unito, nel dopoguerra era una delle più importanti agenzie turistiche al mondo. Oggi ha dichiarato il fallimento, scioccando tutti e soprattutto lasciando bloccati circa mezzo milione di turisti nel mondo di cui almeno 150mila inglesi. Ogni attività di trasporto, soprattutto quelle aeree, sono infatti state sospese con effetto immediato. Nonostante le trattative serrate, Thomas Cook non è riuscita a raggiungere un accordo con i creditori e questo ha portato alla richiesta di bancarotta. A rischio 22mila posti di lavoro in tutto il mondo. Il consiglio di amministrazione ha dichiarato stamane il fallimento dopo disperate trattative di salvataggio durate tutto il weekend. Adesso, scrive il Financial Times si rende necessaria “la più grande operazione di rimpatrio d’emergenza di sempre in tempi di pace”.
IL RIMPATRIO DEI TURISTI
Il ministro dei Trasporti britannico Grant Shapps ha già detto che saranno organizzati voli charter gratuiti per riportare i turisti a casa, il costo previsto però per il governo inglese sembra sia altissimo. Molti i motivi di questo fallimento: la concorrenza delle agenzie online a cui ormai si rivolgono quasi tutti i turisti, le compagnie aeree low cost e soprattutto la Brexit, che ha fatto posticipare i viaggi di moltissimi clienti. La società turistica operava soprattutto nel Regno Unito, la Scandinavia, il Nord America, l’Europa, con una flotta di 97 aerei e una propria compagnia aerea, la Thomas Cook Airlines.