Twitter è una delle piattaforme social più conosciute, influenti e controverse del mondo, dove milioni di persone condividono le loro opinioni, notizie, meme e provocazioni. È il locus digitale dove il confronto politico e culturale (cultural wars) è più aspro e combattuto e dove le campagne di disinformazione, le information operations (IO) e fake news sono all’ordine del giorno. Twitter è, per questo, la principale piattaforma dove si scontrano le ideologie, le personalità e gli interessi di diversi attori politici, economici e culturali. Tutto ciò ha avuto un punto culminante durante la presidenza di Donald Trump e il suo successivo oscuramento da parte delle principali piattaforme (de-platforming). È forse per questa ragione che Twitter è la società tecnologica più amata e odiata, a seconda dei punti di vista, nella storia della stampa contemporanea.



Ebbene, in questo quadro generale, il 6 luglio 2023, Mark Zuckerberg, il fondatore e CEO di Meta (ex Facebook) ma anche di Instagram e WhatsApp, ha lanciato una nuova app chiamata Threads, che si propone come un concorrente diretto della piattaforma di micro-blogging, acquistata da Elon Musk nel 2022 per 44 miliardi di dollari. Threads è un’applicazione che permette di condividere aggiornamenti e conversazioni pubbliche, con messaggi fino a 500 caratteri e contenuti multimediali fino a 5 minuti di durata. La stessa ha raggiunto più di 10 milioni di iscritti in soli 7 ore dal suo lancio, escludendo gli utenti dell’Unione europea, dove l’app non è ancora disponibile per questioni di protezione dei dati e privacy. Per l’accesso alla nuova app è richiesto un account Instagram.



Zuckerberg ha dichiarato di aver voluto creare un’alternativa a Twitter che sia più aperta, con maggiore libertà di espressione, inclusiva e innovativa. L’obiettivo economico è, invece, quello di creare un’applicazione con più di un miliardo di utenti, dimensioni che Twitter non è mai riuscita a raggiungere. Egli ha anche aggiunto che Threads sarà un’app senza pubblicità, almeno agli inizi, senza specificare i piani di monetizzazione futuri.

Tuttavia, Threads non è l’unico contendente che nel corso degli ultimi anni ha cercato di divenire il nuovo Twitter. Esistono già altre app come Mastodon, Bluesky (sostenuta dal co-fondatore di Twitter, Jack Dorsey) e Truth Social (lanciata dall’ex presidente Trump), le quali stanno cercando di attirare gli utenti sempre in nome di una maggiore libertà di espressione e diversità di opinioni.



Il CEO di Meta ha anche sfidato Musk dopo che quest’ultimo lo aveva preso in giro su Twitter con vari messaggi provocatori. Musk ha accettato la sfida, dicendo di essere pronto a un match se lo fosse stato anche Zuckerberg. Ha aggiunto che il luogo ideale per il combattimento sarebbe il Colosseo a Roma, dove i gladiatori si affrontavano nell’antichità. Come si vede, tra i due magnati della tecnologia non corre certo buon sangue in quanto i due si sono sfidati per anni con visioni opposte su tutto, dalla politica all’intelligenza artificiale, ma ora la rivalità tra i due rischia di divenire ancora più accesa.

Del resto, il lancio di Threads arriva in un momento di turbolenza per Twitter, dopo che migliaia di dipendenti sono già stati licenziati. Nel fine settimana, poi, Musk aveva annunciato che alcuni account sarebbero stati limitati nel numero di tweet che avrebbero potuto leggere, mentre la società aveva comunicato che il cruscotto Tweetdeck sarebbe divenuto una funzionalità a pagamento, accessibile solo agli utenti verificati.

Al di là degli aspetti più contingenti e impressionistici, legati ai protagonisti attuali, tuttavia, quali potrebbero essere le conseguenze della guerra tecnologica per il futuro dei social media e della società? La risposta non è evidentemente semplice, ma si possono provare a individuare alcuni scenari possibili.

Il primo è ovviamente la competizione economica. Meta e Twitter sono due delle aziende più ricche e influenti del mondo, che guadagnano miliardi di dollari grazie alla pubblicità e ai dati degli utenti. Entrambe vogliono espandere il loro mercato e la loro quota di utenti, offrendo servizi sempre più attraenti e diversificati. Da questo punto di vista, Threads è l’ultimo tentativo di Meta di entrare nel settore dei social media testuali, dove Twitter domina da anni. Meta ha già provato, in passato, a clonare Twitter con altre app, come Facebook Lite e Mentions, ma senza successo. Ora spera di fare meglio con Threads, sfruttando la popolarità di Instagram e la promessa di una maggiore libertà di espressione.

Ma forse lo scenario più rilevante è quello legato alla visione di fondo che incarnano storicamente le due piattaforme. A differenza di Meta, Twitter ha una sua identità legata alla libertà di parola (freedom of speech) la quale ha sicuramente subito molte critiche e polemiche per le sue scelte editoriali e di moderazione, a seguito della vicenda Trump. Musk, di conseguenza, sempre in nome di tale battaglia ha permesso il ritorno sulla piattaforma di alcuni personaggi controversi e banditi in passato come, ad esempio, alcuni account che diffondono tesi legate alle teorie cospirative di estrema destra (alt-right). Secondo i suoi numerosissimi detrattori ciò ha fatto scappare gli inserzionisti e ha irritato molti utenti. Musk ha difeso la sua gestione sostenendo che gli inserzionisti sono tornati e di aver eliminato quasi tutti i bot che erano presenti sulla piattaforma. Ha anche sottolineato che Twitter è l’unico social media che permette una vera libertà di parola e che sfida il potere dello Stato profondo (Deep State).

Vale qui rilevare, en passant, che l’entusiasmo suscitato nella maggioranza della stampa e dell’industria tecnologica per Threads mostra fino a che punto si voglia mettere in discussione la linea editoriale di Musk. E la minaccia attuale potrebbe essere davvero esiziale per la piattaforma, sin dall’inaugurale “just setting up my twttr” di Dorsey, cinguettato 13 anni fa.

In conclusione, Threads è l’ennesimo episodio, solo l’ultimo in ordine di tempo, di una guerra delle piattaforme in atto che mostra come il panorama dei social media sia in continua evoluzione e competizione con cospicui interessi politici, economici e culturali che cercano di modellarne gli sviluppi futuri.

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