L’Unione Europea ha vietato di installare TikTok ai propri dipendenti. Anche il governo statunitense ha dato una disposizione analoga, imponendo ai dipendenti di eliminare ai propri cellulari il popolarissimo social. Ma che cosa è successo e cosa c’è dietro questa mossa contro il social cinese? Nel mondo, TikTok conta più di un miliardo di utenti attivi, di cui 18 milioni sono italiani. La Commissione Europea ha scritto nero su bianco che si tratta di “un’istituzione e come tale ha un forte focus sulla protezione della sicurezza informatica. Siamo estremamente attenti a proteggere i nostri dati” e per questo motivo ha chiesto la cancellazione degli account ai propri dipendenti. E sarà presto seguita anche dal Parlamento e dal Consiglio UE.
La piattaforma social, nella persona di Giacomo Lev Mannheimer, Responsabile Relazioni Istituzionali Sud Europa di TikTok sentito da Il Corriere della Sera, ha parlato di “decisione fondata su pregiudizi” senza che sia stato “specificato il capo d’accusa mosso, né è stata data possibilità d’appello”. Sottolineando che “abbiamo un rapporto costante con l’Ue, il nostro Ceo è stato a Bruxelles due settimane fa”. Guido Scorza, Componente del Garante per la protezione dei dati personali, tra le pagine del Corriere parla invece di “una organizzazione pubblica che dà una indicazione ai suoi dipendenti”, evidenziando che “non sappiamo perché la decisione è stata motivata così poco, ma se ci fossero state certezze suppongo che non si sarebbe limitata ai suoi dipendenti”.
TikTok, i timori dell’Unione Europea e degli Stati Uniti: chi c’è dietro il social cinese
TikTok ha già richiesto alla Commissione Europea un confronto sulla decisione di chiedere ai propri dipendenti di disinstallare la popolare app dai propri smartphone. Come analizza Il Corriere della Sera, il fulcro della questione è ByteDance, casa fondatrice del social cinese. La sede principale della società è a Pechino, sebbene sia ufficialmente registrata alle isole Cayman. E la app non è attiva in Cina, dove gli utenti utilizzano Douyin, proprietà di Beijing Douyin Information Service Ltd, un’unità di Douyin in cui il governo cinese ha acquisito quote. Da parte di ByteDance è sempre stata respinta l’accusa di aver concesso intromissioni del Partito Comunista Cinese all’interno di TikTok.
TikTok inoltre ha sempre dichiarato di non avere server in Cina, ma solo negli Stati Uniti e a Singapore, un fatto confermato al Corriere della Sera anche da Giacomo Lev Mannheimer: “i dati degli europei sono conservati nei data center americani e hanno una copia di backup a Singapore. Nessun dato europeo si trova in Cina”. Un primo server europeo sta per essere attivato in Irlanda, in modo da soddisfare la legge europea di protezione della privacy (GDPR).
TikTok, addio per dipendenti UE e USA: quali dati vengono raccolti
Guido Scorza, componente del Garante per la protezione dei dati personali, al Corriere sottolinea che il nodo centrale della questione tra TikTok e l’Europa “è la responsabilità giuridica di quei dati. Una società che batte bandiera cinese e ci dice che conserva i dati negli Stati Uniti non va ad escludere i rischi. Non solo c’è l’ordinamento americano su quei dati, ma anche ciò che dicono le leggi cinesi. Un dato accessibile dalla Cina è come se fosse in Cina”.
TikTok tiene traccia del dispositivo utilizzato dagli utenti, della localizzazione, l’indirizzo IP, la cronologia, i contatti, il contenuto delle chat, i video visualizzati e il tempo di visualizzazione, oltre ad informazioni personali quali età, genere e interessi. Tramite i cookie tiene traccia anche dell’attività al di fuori dell’applicazione, in modo simile ad altri social, per esempio quelli di Meta. L’Unione Europea e il governo USA potrebbero quindi avere il timore che TikTok possa essere uno strumento utile per il governo cinese per acquisire informazioni utili alle sue strategie in ambito geopolitico. Si tratta di sospetti e non di fatti confermati, ma tanto è bastato per mobilitare UE e Stati Uniti.