TikTok, la popolare applicazione di Bytedance che permette di realizzare dei video brevi, torna nuovamente sotto accusa negli Stati Uniti. Stando a quanto riferito dall’agenzia Ansa, diversi college americani hanno deciso di dichiarare guerra all’app dei reels, e così numerosi istituti, dalla Auburn University dell’Alabama, fino alla University of Oklahoma, ma anche alcuni atenei situati nell’Idaho, hanno deciso di vietare Tiktok dalle loro reti wi-fi, spingendo anche gli utenti a disattivare il proprio account dalla piattaforma stessa. Si è trattato di una decisione decisamente scioccante per alcuni alunni, che va tra l’altro ad aggiungersi al già esistente divieto di installare TikTok sui dispositivi federali per questioni di sicurezza nazionale.



Jamal Brown, portavoce della stessa applicazione cinese, ha parlato nelle scorse ore con il New York Times spiegando: “Siamo delusi dal fatto che molti stati stanno saltando sul carrozzone della politica per l’attuazione di misure che non hanno nulla a che fare con la cybersicurezza e che sono basate su falsità su TikTok”. E ancora: “Siamo particolarmente dispiaciuti per le conseguenze di queste affrettate politiche sulle capacità delle università pubbliche di scambiarsi informazioni, reclutare studenti e creare comunità”.



TIKTOK: NEGLI USA NUOVAMENTE NEL MIRINO DOPO LA CROCIATA DI TRUMP

Ancora una volta la nota applicazione, utilizzata soprattutto per realizzare dei video brevi che siano balletti, ma anche sketch divertenti, sessioni flash di trucco, ricette e molto altro ancora, torna nel mirino delle autorità americane. Il primo a mettere in discussione TikTok per questioni legate alla sicurezza era stato l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che di fatto aveva portato in tribunale ByteDance, obbligandola a cedere l’azienda ad una realtà americana.

Alla fine, con l’avvento di Biden, il tutto era stato congelato, ma ora le nuove accuse da parte del sistema di istruzione a stelle e strisce che considera TikTok di fatto diseducativo. Vedremo come evolverà la vicenda intanto anche in Italia qualcosa si muove ed è notizia di pochi giorni fa un’inchiesta avviata sui dati raccolti degli utenti da parte del governo cinese.