TikTok e i social fanno parte della vita di molti carcerati, che spesso riescono ad aggirare i divieti e a diventare vere e proprie star del web. E le associazioni domandano a gran voce il diritto ad accedere a internet per tutti, anche per i detenuti. Lo denuncia il quotidiano francese Libération, che spiega come questo fenomeno si sia diffuso non soltanto su TikTok ma anche su Snapchat e Instagram. In Francia, infatti, non esiste una normativa a livello giuridico che vieti espressamente l’accesso a internet nelle strutture di detenzione.
Il divieto ad accedere a internet e a “qualsiasi altro mezzo di comunicazione” è stato disposto nel 2004 con una nota del Ministero della Giustizia, rinnovata nel 2009. Anche il divieto di possedere telefoni cellulari nei luoghi di detenzione esiste e comporta sanzioni disciplinari o procedimenti penali. I telefoni cellulari rappresentano quasi la metà degli oggetti illegali confiscati nelle carceri ogni anno, come riferisce l’Osservatorio Internazionale delle Prigioni in un report datato 2021. Per l’amministrazione penitenziaria francese, si tratta di un divieto indispensabile per “garantire la protezione delle vittime, la lotta all’esercizio di attività criminali o per prevenire che sia pianificata un’evasione”. Eppure, gli smartphone sono largamente utilizzati da molti detenuti.
TikTok e cellulari nelle carceri: “sistemi di disturbo troppo obsoleti, e…”
Telefoni cellulari e social nelle carceri, molti detenuti diventati star del web si riprendono a volto coperto per evitare di essere riconosciuti anche all’interno della loro stessa struttura detentiva e di essere quindi sorpresi dalle guardie. Nel 2021, l’amministrazione penitenziaria francese ha spiegato di aver sequestrato circa 35.605 telefoni cellulari e accessori telefonici, come riporta il quotidiano Libération. Eppure, come ipotizza il quotidiano, la tolleranza dimostrata da alcune guardie potrebbe essere un modo per mantenere la calma all’interno delle strutture detentive.
Una guardia della prigione di Fresnes (Valle Della Marna) sentita da Libération, sostiene invece che l’uso dei telefoni cellulari sia sempre condannato, sebbene ammetta che dal 2009 il fenomeno sia sfuggito di mano. A partire da quell’anno, infatti, la legge ha limitato il ricorso sistematico alle perquisizioni corporali complete alla fine dell’orario di visita, fatta eccezione per i casi “strettamente necessari”. E la maggior parte dei telefoni cellulari entra nelle carceri proprio durante l’orario di visita. La stessa persona ha inoltre affermato che i sistemi di disturbo, progettati per bloccare l’accesso a internet, spesso sono obsoleti e non compatibili con il 5G. Di contro, il diritto a mantenere un legame con il mondo esterno è garantito dall’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, e le Regole penitenziarie europee richiedono alle autorità carcerarie di “aiutare i detenuti a mantenere un contatto adeguato con il mondo esterno” in tutti i Paesi membri.