C’è da almeno 15 anni un elefante nella stanza, e la Consob dorme sonni profondi. Stiamo parlando del consiglio, anzi dei vari consigli di amministrazione che si sono succeduti in Tim, che sono da lustri dei colabrodi. Senza arrivare agli estremi dell’allora amministratore delegato Tarak Ben Ammar, che uscendo prima dalla riunione nella sede allora in Piazza Affari annunciò le decisioni ai giornalisti che aspettavano sotto a Cda ancora in corso e borse aperte, negli anni da quel consiglio è sempre uscito di tutto. Cose vere, cose false, pizzini vari. Nel silenzio assordante della commissione di vigilanza della Borsa.
Un Cda che negli anni si è cucinato una serie di amministratori delegati, da Marco Patuano a Luigi Gubitosi, passando per l’israeliano Amos Genish, che pure aveva esperienza nell’esercito del suo Paese, fino a mister Ferilli, Flavio Cattaneo. Cda che pure hanno sempre votato piani industriali che poi i fatti hanno puntualmente disatteso ma, si sa, non è mai colpa loro.
Ed ecco che oggi Il Messaggero pubblica il primo pizzino al nuovo Ceo, Pietro Labriola, appena insediato. Secondo il quotidiano romano “un’ampia fetta di consiglieri” spingerebbe l’Ad a fare un piano più ambizioso. Notare che il piano verrà presentato al mercato soltanto il 2 marzo, e quindi evidentemente ci sono consiglieri che preferiscono affidare alla stampa le loro riserve invece che parlarne in Cda. Magari anticipando anche alcuni elementi del piano, che dovrebbero invece rimanere nascosti al mercato fino al 2 marzo. E in tutto questo la Consob dorme sonni beati…
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