Tim Grimm, nome sconosciuto ai più in Italia, è un poliedrico cantautore che vive nell’Indiana, e che oltre alla professione del musicista ha avuto una molteplicità di esperienze tra cui un passato da attore televisivo al fianco di Harrison Ford, è stato attore di teatro e organizzatore viaggi di gruppo nel nord Europa. Il suo stile ricade nell’ambito di quel genere che viene spesso definito Americana, tra i cui padri è annoverato John Prine, sebbene la sua nicchia potrebbe essere definita “rural folk”. Ad un certo punto della sua vita si è trasferito in un ranch di 80 acri con la famiglia, dove ad oggi vive a stretto contatto con la natura.



L’ambiente rurale americano ha una forte influenza sui suoi testi, e spesso agisce da metafora per significati più profondi. Ad esempio, uno dei testi migliori racconta di un fulmine che abbatté un albero secolare nella fattoria di suo nonno, albero che fu poi tagliato come legna per il fuoco. Il giovane Tim ne sottrasse di nascosto un pezzo, che poi consegnò ad un liutaio il quale ne fece la sua chitarra, la quale tutt’ora porta il suono di “rolling thunder”.



Da poco è uscito in Italia con l’etichetta Appaloosa il nuovo album, dal titolo Gone. Il disco è una risposta compassionevole a questi tempi di smarrimento e di perdita. 

Il brano di apertura, A dream, è un racconto etereo di un sogno, forse evocato come elemento di contrasto al presente. L’arrangiamento ad archi, unico caso nell’album, e l’incedere ritmico possono ricordare i brani di Western Stars di Bruce Springsteen. In contrasto al mood dell’album, Cadillac Hearse è un allegro racconto country, con richiami a Johnny Cash, di un carro funebre che si svolge come un’avventura musicale on the road. Una delle canzoni migliori del disco, Dreaming Of King Lear, è dedicata agli amici cantautori morti di recente (Eric Taylor, Michael Smith, David Olney, a cui si è ispirato e con cui si è esibito) e racconta della gratitudine per la loro musica e della tristezza patita per la loro assenza. La title track contiene invece un riferimento esplicito a John Prine, scomparso di recente a causa del Covid-19.



Sempre sul tema della perdita troviamo Joseph Cross (scritta dall’amico Eric Taylor) e Laurel Pearl. Quest’ultima, a parere di chi scrive la migliore del disco, una delicata ballata dedicata ad una omonima bambina morta per una grave malattia:

“You were named for the loveliest of trees

And a luminous gem in the sea

We’re all just a breath in this world

Close your eyes and let the mysteries unfurl

You’ll always be our girl

Laurel Pearl”

Durante i brani, Tim grimm è accompagnato dai due figli, al banjo e al basso, nonché dalla moglie Jan Lucas-Grimm alle seconde voci e all’armonica, in quella che lui definisce la sua “family band”.

Pandemia permettendo, Tim Grimm potrebbe essere di ritorno per un  tour in Italia a maggio 2022.