Certamente l’inusuale richiesta del Governo attraverso una lettera firmata, che i ministri Patuanelli (Mise) e Gualtieri (Mef) hanno inviato al presidente Telecom Salvatore Rossi per invitare il board della compagnia telefonica a inquadrare l’operazione con Kkr (di valutazione economica e acquisto di una parte della rete secondaria nazionale) nel contesto più ampio di una rete nazionale integrata a banda ultralarga, chiedendo quindi un mese di proroga, è sorprendente e sicuramente rappresenta una svolta molto significativa, dalla quale sembra non più possibile tornare indietro.
Con questo gesto perciò il Governo marca, in modo inequivocabile, la propria volontà di arrivare a un’unica rete a banda ultralarga. Certamente rimane da vedere se in questo mese di agosto sarà possibile sciogliere i molti nodi e le molte resistenze che tuttora si manifestano.
Ripercorriamo le prese di posizione che soltanto nell’ultimo periodo si sono susseguite, a livello governativo, parlamentare, sindacale e sociale su questo tema. Ha iniziato il presidente del Consiglio Conte ai primi di luglio: “A breve annunceremo un grande piano per la banda ultralarga”. A metà luglio, poi, Patuanelli, ministro dello Sviluppo economico, ha dichiarato: “La pandemia ci ha mostrato alcune fragilità ma anche fatto percepire un possibile meccanismo di accelerazione dei processi che ci portano a digitalizzare il Paese, non significa solo fare una rete unica nazionale che è uno degli obiettivi del governo, ma significa comprendere il significato del digitale”. Molto opportunamente, il ministro – forse il ministro 5S più concreto e fattivo del Governo – ha sottolineato che il tema della rete unica è da inquadrare all’interno di una svolta digitale complessiva che urge per tutto il Paese.
Sempre in luglio, si è arrivati anche ad alcuni pronunciamenti largamente maggioritari, a livello parlamentare, alquanto inusuali, vista la normale contrapposizione che in altri settori si può normalmente sperimentare. Prima la IX commissione trasporti e tlc della Camera dei deputati ha approvato il documento frutto dell’indagine conoscitiva “Sulle nuove tecnologie nelle telecomunicazioni, con particolare riguardo alla transizione verso il 5G e alla gestione dei Big data”, una sintesi di presentazione del quale si può trovare qui.
In particolare, rispetto al tema della rete unica si può leggere che dalle risultanze delle audizioni è emersa “l’esigenza di ottimizzare l’uso delle risorse finanziarie disponibili per evitare inefficienze e duplicazioni di investimenti”. E “appare ineludibile, ad avviso della Commissione, assumere le necessarie iniziative per favorire la costituzione di una rete unica sul territorio nazionale che possa garantire il raggiungimento degli obiettivi di connessione ultraveloce a prova di futuro previsti a livello europeo e nazionale, mettendo a fattor comune le infrastrutture già esistenti sul territorio”. E con riferimento alle scelte infrastrutturali “diventa essenziale superare quanto prima le criticità legate alla diffusione delle connessioni in fibra ottica, sia con riferimento alla realizzazione della rete sia con riferimento alla promozione dell’utilizzo della stessa”.
A livello parlamentare, lo scorso 16 luglio, si è arrivati alla linea comune di dar vita a un tavolo con tutte le telco per discutere la questione degli investimenti e della rete unica delle tlc. È su questa posizione che si sono allineate tutte le forze politiche: il confronto aperto fra tutti gli attori in campo a garanzia della concorrenza e dell’accesso a pari condizioni per tutti alla rete unica in fibra – progetto su cui si discute da mesi – è la linea emersa attraverso le mozioni presentate dalla maggioranza, ossia da Movimento 5 Stelle, Pd, Italia Viva e Leu – primi firmatari Davide Serritella, Enza Bruno Bossio, Luciano Nobili e Nicola Stumpo -, ma anche di quelle di Forza Italia – prima firmataria Federica Zanella – e della Lega, primo firmatario Alessandro Morelli.
Il sottosegretario al Mise Gian Paolo Manzella (Pd), che ha la delega sulla banda ultralarga, ha ampiamente chiarito il contesto: “Quanto alla opportunità di muovere dall’attuale situazione di concorrenza infrastrutturale a una soluzione di rete unica a banda ultralarga, va precisato, innanzitutto, che il Governo è già stato chiaro. Valgano, sul punto, le recenti prese di posizione dei Ministri Gualtieri e Patuanelli, i quali hanno ribadito in più sedi come il Governo incoraggi un costruttivo confronto per ottimizzare gli investimenti e dare vita a un’infrastruttura unica e integrata. Insieme a questi, ci sono anche alcuni principi: la rete dev’essere aperta a tutti gli operatori e gestita in maniera non discriminatoria, nel rispetto delle regole di mercato, in linea con le migliori pratiche regolatorie e del diritto della concorrenza. Su quest’ultimo punto, in particolare, va ribadita la necessità di evitare il formarsi di rendite di posizione che ostacolino lo sviluppo della concorrenza dinamica e soprattutto dell’innovazione”.
Un’altra presa di posizione molto decisa e unitariamente espressa è arrivata dai sindacati Cgil, Cisl e Uil e dai rispettivi sindacati di categoria Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil alla fine di luglio, nella quale si dicono favorevoli alla creazione della rete unica di tlc la cui maggioranza non può che stare in capo alla telco guidata da Luigi Gubitosi. Nella nota congiunta si dichiara, fra l’altro: “La newco deve inglobare le reti esistenti a partire da quelle di Tim e Open Fiber. Questa nuova impresa dovrà assieme permettere l’integrità del perimetro di Tim attraverso il possesso della maggioranza delle azioni, ma anche esser aperta da subito a tutti gli investitori interessati ai quali vanno garantiti poteri speciali tali da impedire un predominio di Tim”.
In interviste successive, sono venute poi anche delle puntualizzazioni. Fabrizio Solari, Segretario della Slc-Cgil, ha precisato che la società della rete deve essere “controllata da Tim al 51%” e deve essere più condivisa possibile, aperta a tutti gli operatori che vogliano partecipare.È importante che l’azienda non venga smembrata, ma, d’altro canto la governance deve riequilibrare i diritti dei soci a favore di quelli di minoranza”. Sulla stessa scia Vito Vitale, segretario della Fistel-Cisl: “La rete unica in fibra è un’infrastruttura non più rinviabile, il lockdown ci ha consegnato una dura realtà, milioni di italiani sono stati tagliati fuori dalla connettività. Inoltre, la società della rete deve traghettare le imprese e la Pubblica amministrazione verso la digitalizzazione”. Per Vitale bisogna “salvaguardare l’intero perimetro industriale e occupazionale di Tim e garantire la dignità e le professionalità di tutti i lavoratori che confluiranno nella nuova società che deve essere aperta a tutti gli operatori, regolamentata dall’Agcom in modo da garantire a tutti i soggetti parità di accesso”, e comunque “la maggioranza della società della rete deve essere in capo a Tim col 51 per cento”.
Infine, l’associazione dei piccoli azionisti e dipendenti Tim Asati, ha ribadito una posizione affermata da tempo. Nella lettera che il presidente Franco Lombardi ha inviato al Governo e al Cda di Tim, si legge: “Non può esservi una newco che integri la rete fissa di Tim con quella di Open Fiber il cui controllo non sia affidato a Tim. Si sente da parte di qualcuno parlare, in modo surreale, di presunti progetti di spezzatino e separazione della rete dai servizi o di gestione della rete non affidata a Tim. A questi scenari esprimiamo totale contrarietà. La priorità strategica quando si parla di ‘rete unica’ è innanzitutto difendere il patrimonio industriale e di competenze professionali dell’intero perimetro del gruppo Tim in Italia, della sua rete, dei suoi asset e degli oltre 40 mila dipendenti, professionalità unanimemente ritenute di eccellenza e che nella fase drammatica di confinamento per il Covid-19 non si sono mai fermate ma al contrario hanno consentito agli italiani di essere connessi senza mai abbassare la qualità del servizio, presenti h24 per ogni necessità degli utenti, sviluppando e rafforzando la rete che ha registrato i picchi di traffico senza precedenti dalla sua costruzione senza mai cedere”.
I toni e anche le proposte dei diversi attori che abbiamo sinteticamente richiamato concordano sul tema della rete unica, ma certamente con sfumature e argomentazioni diverse. Anche all’interno del Governo, è noto, esistono posizioni diverse fra M5S e Pd, e anche all’interno dello stesso Pd. Sarà cruciale in questo mese di agosto, verificare quale opzione – fra quelle presenti – prevarrà.
Molte domande si possono iniziare a porre: quale posizione acquisirà Cassa depositi e prestiti in questa nuova società? Quale sarà il ruolo del fondo americano Kkr? Gli azionisti stranieri di Tim come la francese Vivendi e il fondo americano Elliott, cosa faranno?
Sarà anche molto importante verificare se questa presa di posizione così inedita da parte del Governo sarà stata in grado di mettere a tacere il fuoco di fila di obiezioni “tecniche” contro il progetto di rete unica, che andavamo constatando circa tre mesi fa, e che sono continuate praticamente fino a ieri, anche da parte di rappresentanti di istituzioni molto vicine all’esecutivo.
Per una comprensione adeguata di quanto sta avvenendo, occorre sempre ricordare che “l’interesse per le infrastrutture telecom italiane rimane alto. La rete è un asset strategico per tante ragioni. Le più evidenti sono quelle economiche perché l’economia sta evolvendo verso un uso sempre più intenso della rete che la pandemia non può che accentuare”.
Poi esistono anche altre ragioni, di tipo politico di sistema Paese e di sicurezza nazionale: non a caso, la nuova “Guerra fredda” fra Usa e Cina ha uno dei campi di battaglia più rilevanti nella implementazione e nell’uso della nuova rete mobile 5G.