Frans Timmermans chiede all’Italia di accelerare per il piano nazionale per il Recovery Fund. Il vicepresidente della Commissione Ue sa bene che è un’occasione che non può essere sprecata, quindi nell’intervista rilasciata oggi alla Stampa avverte gli Stati membri: «Vanno presentati molto in fretta e devono riflettere gli orientamenti europei per i quali sono stati definiti». D’altra parte, però, ribadisce che l’Ue sarà vigile: «Saremo fermi nel controllare che gli stati rispettino le regole». Il motivo di questo avvertimento è semplice: «Non ricapiterà un altro pacchetto finanziario così ampio in un futuro vicino». Dunque, la Commissione Ue controllerà che si vada nella giusta direzione. E questo vale ovviamente anche per l’Italia. «Mi auguro il governo insista nel percorso di riforme necessario già prima della pandemia e rispetti gli impegni che ha preso sinora», aggiunge Timmermans, ospite oggi a Cernobbio del Forum Ambrosetti. In merito al peso del debito italiano e agli effetti post ripresa con un Patto di stabilità più stringente e di una Bce che comprerà meno titoli, il vicepreisdente della Commissione spiega: «Il riapparire della fiducia, con la ripresa, renderebbe più gestibile il debito. Con la giusta azione nei settori rilevanti, la chimica come l’auto e le costruzioni, in un paio d’anni la situazione potrà cambiare».
TIMMERMANS “ITALIA DEVE EVITARE DI AUMENTARE DEBITO”
Le regole di bilancio europee, invece, potrebbero essere “adattate ai tempi”, ma Frans Timmermans evidenzia anche il fatto che «i paesi più disciplinati dal punto di vista del bilancio hanno avuto meno problemi a spendere». Per il vicepresidente della Commissione Ue, dunque, «l’Italia deve evitare di aumentare il debito. Ma deve sapere che il debito non è un problema se l’economia sottostante è solida». Ora c’è bisogno di agire bene e in fretta, con la consapevolezza di una nuova politica industriale europea. «Ci sono molti piani e molti ci lavorano notte e giorno, a Bruxelles come in Italia». Gli occhi dell’Europa sono puntati anche sull’Ilva: «Si potrebbe produrre acciaio “pulito” a Taranto e ridurre così l’importazione di prodotto “sporco” da fuori Europa. Il Paese ha un ampio potenziale con l’eolica Offshore. L’elettricità rinnovabile può servire ad alimentare le auto come le industrie chimiche». Non si può però non tener conto del fatto che l’Ue non sia stata un modello di organizzazione sinora, ad esempio sulla sanità non c’è una politica comune. «L’ultima parola sulle quarantene e sui limiti per chi viaggia spetta alle capitali; la sovranità è loro. Eppure, non c’è dubbio che se ci coordiniamo saremo più efficaci».