“L’onorevole Tina Anselmi: presidente della Commissione Parlamentare che indaga sulla P2, è nata a Castelfranco Veneto ed è iscritta alla Democrazia Cristiana dal 1944 dopo un’esperienza partigiana nella Brigata autonoma Cesare Battisti. Laureata in Lettere è stata eletta alla Camera nel 1968. Nel ’76, chiamata dall’allora presidente del Consiglio Andreotti, ha ricoperto la carica di ministro del Lavoro, prima donna in Italia ad avere la responsabilità di un dicastero“. Con queste parole Enzo Biagi presentò Tina Anselmi, una delle protagoniste di “Rai3 per Enzo Biagi”, il ciclo di interviste che la terza rete dedica alla carriera del grande giornalista e ai volti che ne hanno scandito la carriera di pari passo alla storia d’Italia del Novecento. E in questa descrizione c’è in estrema sintesi la vita di una delle donne più importanti nella storia della Repubblica. Nata in una famiglia cattolica (il padre era un aiuto farmacista di idee socialiste e fu perseguitato dai fascisti; la madre gestiva un’osteria assieme alla nonna) a segnare la sua esistenza fu un episodio verificatosi quando, studentessa, frequentava l’istituto magistrale a Bassano del Grappa. Fu qui che i nazifascisti nel settembre 1944 costrinsero lei e altri studenti ad assistere all’impiccagione di alcuni prigionieri per rappresaglia. In Tina Anselmi maturò allora la volontà di partecipare attivamente alla Resistenza e col nome di battaglia di “Gabriella” (ispirato all’arcangelo Gabriele) divenne staffetta della brigata Cesare Battisti. Nel dicembre dello stesso anno si iscrisse alla DC partecipando alla vita politica del partito.
TINA ANSELMI, PRIMA DONNA MINISTRO IN ITALIA
Laureatasi alla fine della guerra in Lettere all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Tina Anselmi divenne insegnante elementare. Il suo impegno politico la portò nel corso degli anni a scalare la gerarchia della Democrazia Cristiana, arrivando nel 1959 ad entrare nel consiglio nazionale dello Scudo Crociato. Nel 1977 Tina Anselmi fu tra i primi firmatari della legge sulle Pari Opportunità che apriva alla parità salariale e di trattamento nei luoghi di lavoro, nell’ottica di abolire le discriminazioni di genere fra uomo e donna. Dopo la nomina a Ministro del Lavoro nel terzo governo Andreotti fu anche ministra della sanità nei governi Andreotti IV e V. Nel 1980 subì anche un attentato in casa propria. Firmataria della legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, fu considerata come una “madre della Repubblica” e la sua candidatura venne proposta più volte per il Quirinale, prima nel 1992 e poi nel 2006. Tina Anselmi morì nella sua abitazione di Castelfranco Veneto poco dopo la mezzanotte del 1º novembre 2016: da 15 anni era affetta dalla malattia di Parkinson e negli ultimi tempi un ictus ne aveva aggravato lo stato di salute. Tra le sue frasi più celebri: “Una donna che riesce, riesce per tutte le altre”.