Tina Anselmi – Una vita per la democrazia, diretta del film sul primo ministro donna italiano
“Non lasciate sola la signorina, dovete sostenerla!” è questa la raccomandazione che Sandro Pertini fa ai politici della commissione che avrebbe dovuto approvare il lavoro fatto da Tina Anselmi nell’inchiesta sulla loggia P2. Un lavoro che viene approvato con una maggioranza schiacciante, cosa mai accaduta prima d’ora. È questo successo a chiudere il film su Rai1 dedicato a Tina Anselmi: l’ultima scena la vede tornare al suo paese d’origine, Castelfranco.
I titoli di coda ci svelano, infine, che nel 1992 Tina Anselmi rinuncia al collegio storico, da allora non è mai più stata parlamentare. (Aggiornamento di Anna Montesano)
La loggia P2 e la lotta a Licio Gelli
Tina Anselmi, nel corso del suo mandato da ministro, non si limita a dedicarsi alla salute, alla politica, alle leggi, ma si impegna anche nella lotta alle stragi degli anni di fuoco. Il fulcro dell’impegno della Anselmi è la lotta alla P2, un’associazione per delinquere e loggia della massoneria italiana aderente al Grande Oriente d’Italia, dietro la quale si cela Licio Gelli.
Tina Anselmi accetta infatti un compito che, prima di lei, altri rifiutarono: far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2. Arriviamo così al 10 maggio 1984: Tina porta una copia della sua relazione sulla loggia P2 al presidente Sandro Pertini: “Se non sarà approvata, non avrò fatto niente”, dice la Anselmi lasciandogli il fascicolo. (Aggiornamento di Anna Montesano)
La morte di Aldo Moro e l’impegno nella sanità
Dopo il primo mandato da ministro, Tina Anselmi viene nominata anche una seconda volta ministro, ma questa volta non del lavoro, bensì della salute. È proprio durante questo mandato che avviene il rapimento di Aldo Moro, a Tina sempre molto vicino. Intanto Tina si impegna anima e corpo per la sanità, partendo dall’approvazione sulla legge sul sistema sanitario nazionale, rimandata per ben 14 anni.
Le indagini delle autorità sul rapimento di Aldo Moro vanno avanti e arrivano alla tragica conferma: è morto. Scorrono su Rai 1 le immagini reali della fiumana di gente raccolta intorno al ritrovamento de cadavere all’interno del cofano di un’auto rossa, mentre il film mostra le lacrime di Tina Anselmi. (Aggiornamento di Anna Montesano)
La stima di Aldo Moro e l’esordio da ministro
È il 1959 e Tina Anselmi discute con un gruppo di donne fidate di leggi per le donne. Ne discute poi anche nel suo partito, chiedendo per le donne il congedo per maternità, l’apertura alle donne di tutte le professioni, parità di salario e abolizione di tutte le discriminazione, come il licenziamento per matrimonio. Leggi che, all’interno di un partito di soli uomini, è difficile da far ascoltare, ma Tina non è sola e c’è chi la sostiene: l’onorevole Aldo Moro.
Arriviamo così al terzo governo Andreotti: Tina Anselmi è diventata il primo ministro donna della Repubblica Italiana, dopo essere stata nel sindacato, deputato e assessore al lavoro. “La prima legge che voglio fare? Quella per le pari opportunità”, confessa la Anselmi durante la sua prima intervista da ministro. (Aggiornamento di Anna Montesano)
L’impegno nel sindacato per le donne
L’impegno di Tina Anselmi nella Brigata Cesare Battisti aiuta i partigiani a realizzare un piccolo, grande obiettivo: la liberazione di Castelfranco. Per Tina è solo il primo passo: la protagonista inizia ad interessarsi alla condizione delle donne nelle fabbriche tessili vicine e si dice pronta a farsi loro vece, parlando col loro padrone. L’incontro con un’amica del passato, rende alle altre donne la sua figura di maggiore fiducia.
Tina Anselmi si batte per le donne della filanda e riesce ad ottenere per loro il primo importante risultato, con un contratto regolare per ognuna di loro. Intanto inizia a diffondere i volantini per le prossime elezioni, alle quali votazione invita quante più donne riesce. (Aggiornamento di Anna Montesano)
La prima missione nella Resistenza
Tina Anselmi – Una vita per la democrazia ha inizio con le drammatiche immagini alle quali la nostra protagonista, ancora 17enne, ha assistito sul viale della sua scuola: una serie di uomini impiccati dai tedeschi. Un’immagine cruenta, che scatena in Tina un moto di rabbia profondo e una grande voglia di giustizia. Dopo averne parlato a tavola con i genitori, in lacrime, Tina si rivolge ad un’amica, Marcella, per entrare nella Resistenza come il suo fidanzato che è Partigiano.
“Io non voglio più stare a guardare!” ammette Tina Anselmi, che viene poi avvertita di tutti i pericoli che comporta diventare parte della Resistenza. Tina è però decisa e, battezzata come Gabriella, entra nella Brigata Cesare Battisti. La sua prima missione è trasportare una ricetrasmittente a Padova. (Aggiornamento di Anna Montesano)
Tina Anselmi – Una vita per la democrazia: anticipazioni del film su Rai1
Questa sera 25 aprile, in prima serata su Rai 1, va in onda Tina Anselmi – Una vita per la democrazia, film tv di Luciano Manuzzi con Sarah Felberbaum nei panni della protagonista. Il film è basato sui libri biografici di Anna Vinci, ed è prodotto da Rai Fiction e BB Film Tv di Angelo Barbagallo.
Tina Anselmi – Una vita per la democrazia è un film biografico dedicato dedicato all’omonimo primo ministro donna della Repubblica italiana, nonché ex partigiana, attenta alle pari opportunità, alla condizione femminile in Italia, alle questioni riguardanti il lavoro e la salute pubblica. Nel film Sarah Felberbaum ridà vita alla storia di Tina da quando lei ha solo 16 anni e diventa partigiana. Ne ripercorre dunque le tappe principali della sua vita, alternando tra azione politica, sentimenti e vita personale.
Chi è Tina Anselmi? La storia vera del primo ministro donna italiano
Ma chi è stata Tina Anselmi e perché la sua figura è così importante? Partiamo col dire che è stata la prima donna a diventare ministro in Italia. Un obiettivo che la Anselmi si era posta sin da giovanissima. Nata a Castelfranco Veneto nel 1927, all’età di 17 anni assiste a qualcosa di terribile che le cambia la vita: l’impiccagione di decine di prigionieri catturati durante un rastrellamento da parte dei nazifascisti. Quella drammatica immagine fu lo sprone che la portò a decidere di prendere parte attiva alla Resistenza.
Così Tina Anselmi inizia a lavorare come staffetta della brigata Cesare Battisti, il tutto senza dirlo alla sua famiglia. Camuffa dunque la sua identità con un nome fittizio, Gabriella, e si dà anima e corpo alla causa. Dopo la guerra si laurea poi in Lettere a Milano e inizia ad insegnare; segue l’attività sindacale e l’entrata in Parlamento, nel 1968.
Tina Anselmi, dal lavoro in politica alla morte
Il 29 luglio 1976, Tina Anselmi diventa Ministro del Lavoro, è la prima nella storia d’Italia. Qualche tempo dopo diventerà Ministra della salute, poi ancora sarà chiamata a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulla loggia massonica P2 di Licio Gelli.
In una sua dichiarazione, ricordata da Vanity Fair, Tina Anselmi disse: “Quando le donne si sono impegnate nelle battaglie le vittorie sono state vittorie per tutta la società. La politica che vede le donne in prima linea è politica d’inclusione, di rispetto delle diversità, di pace» è una delle sue frasi più note. La politica che vede le donne in prima linea è politica d’inclusione, di rispetto delle diversità, di pace”. La Anselmi morì il 1 novembre del 2016 nella sua Castelfranco Veneto.