Le persone che hanno malattie organo-specifiche, come la Tiroidite di Hashimoto, possono vaccinarsi senza problemi contro Covid-19. «Queste patologie non costituiscono una controindicazione alla vaccinazione», precisa l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). Nel merito si era già espressa l’Associazione Medici Endocrinologi (AME), che ha ritenuto necessario fare delle precisazioni in merito alle endocrinopatie, come la Tiroidite di Hashimoto, anche in relazione al vaccino AstraZeneca. Questo perché nell’elenco dei codici di esenzione si fa riferimento al codice 056, quello che corrisponde alla Tiroidite di Hashimoto. «Questa decisione ha prodotto allarme e confusione sia negli operatori sanitari che nei pazienti con Tiroidite di Hashimoto, che in molti casi hanno rinunciato o si sono visti rifiutare la possibilità di essere vaccinati con il vaccino Astrazeneca, pur in assenza di specifiche e formali controindicazioni da parte dell’azienda produttrice».



Questa impostazione è stata rettificata parzialmente con una circolare del 22 febbraio del Ministero della Salute, ma AME ha voluto in ogni caso precisare, in virtù del piano vaccini, che «dissente sull’inserimento della Tiroidite di Hashimoto tra le patologie che impongono un maggior carico di malattia, e che conseguentemente comportino l’utilizzo dei soli vaccini a mRNA».



TIROIDITE DI HASHIMOTO E VACCINI COVID: INTERVIENE AME

L’Associazione Medici Endocrinologi (AME) ha chiarito che la Tiroidite di Hashimoto è una malattia autoimmune che è «organo-specifica, solo saltuariamente associata ad altre malattie autoimmuni endocrine più gravi o a malattie autoimmuni non organo-specifiche». Inoltre, non sono previste «terapie immunosoppressive, ma solo eventualmente la terapia ormonale sostitutiva per la possibile evoluzione in ipotiroidismo». Di conseguenza, per l’AME non ci sono motivi per inserire questa patologia nell’elenco delle condizioni cliniche di “estrema vulnerabilità”, né in quello delle “Persone con aumentato rischio clinico se infettate da SARS-CoV-2” per le quali viene prevista un’indicazione preferenziale alla vaccinazione con vaccino a mRNA. Il pericolo è anzi quello di esporre questi pazienti al rischio di contagiarsi nell’attesa di ricevere vaccino a mRna, «il cui approvvigionamento è attualmente insufficiente». Pertanto, ritiene utile vaccinarle anche con AstraZeneca, sulla cui efficacia non si nutrono dubbi.

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