Tra poco più di una settimana negli Stati Uniti scadrà un provvedimento noto come “Titolo 42” che limita l’immigrazione. Usato dall’amministrazione Trump quando è scoppiata la pandemia Covid, consente di velocizzare le deportazioni, senza che i migranti possano presentare domanda d’asilo in Usa. Ad esempio, autorizza le guardie di frontiera a riaccompagnare i migranti al confine meridionale degli Stati Uniti perché probabilmente portatori di Covid. All’epoca, Trump spiegò che l’obiettivo era quello di evitare la diffusione del coronavirus nei centri di detenzione dove venivano trattenuti, anche brevemente, i migranti. Per la prima volta, si ritenne che un’emergenza sanitaria pubblica potesse giustificare il rifiuto di ingresso, anche per i richiedenti asilo. L’amministrazione Biden non lo ha abrogato, ma anzi ha deciso di ampliarne l’uso, ritenendola una soluzione efficace, nel quadro di un afflusso storico di migranti al confine con il Messico.



All’inizio del mandato, infatti, il numero di cubani, venezuelani, nicaraguensi e haitiani è aumentato notevolmente, ponendo al nuovo presidente un problema di dimensioni inaspettate. Peraltro, la situazione era resa più complessa dal fatto che Cuba, Nicaragua e Venezuela, regimi autocratici, rifiutavano di accettare i propri cittadini espulsi dagli Stati Uniti. Haiti, da parte sua, era considerata troppo instabile per accogliere un gran numero di deportati. Cosa succede ora? Una volta scaduto il cosiddetto “Titolo 42“, i migranti che hanno fatto richiesta di asilo non rischieranno più di essere riportati in Messico. Dunque, il presidente degli Stati Uniti, come riportato dal Wall Street Journal, sta lavorando ad una serie di misure da attuare prima dell’11 maggio che dovranno avere più o meno lo stesso effetto delle disposizioni previste dall’attuale provvedimento. L’efficacia di queste misure però è tutta da dimostrare, motivo per il quale Washington si sta preparando ad un maxi arrivo di migranti.



MIGRANTI USA: “TITOLO 42” ADDIO, COSA SUCCEDE ORA

Prevedere cosa accadrà dopo la scadenza del “Titolo 42” è impossibile, ma secondo il Wall Street Journal è ragionevole aspettarsi a breve termine un’impennata del numero di migranti che tentano di attraversare il confine. In questo modo, i tempi di trattamento dei casi si allungheranno, i valichi di frontiera potrebbero sovraccaricarsi e non si possono escludere rilasci di massa in città di confine come El Paso, in Texas, come accaduto lo scorso dicembre. L’amministrazione, per cercare di affrontare l’ondata migratoria, sta allestendo tende a El Paso e in altre città, ma ha anche chiesto l’aiuto di 1.500 militari. Nel frattempo, l’amministrazione Biden ha ideato una serie di incentivi e disincentivi che dovrebbero essere complementari. Lo scorso autunno è stato lanciato un nuovo programma in base al quale venezuelani, cubani, nicaraguensi e haitiani possono vivere e lavorare legalmente negli Stati Uniti per due anni se hanno un sostegno finanziario. Ma la Casa Bianca ha anche annunciato la creazione di centri di gestione dei migranti in Colombia e Guatemala, dove le persone che vivono o transitano in questi Paesi possono essere intervistate per verificare se hanno diritto a un visto o a un ingresso legale negli Stati Uniti. Invece, per i migranti che si trovano in Messico sono disponibili anche appuntamenti lungo la frontiera meridionale dove è possibile presentare domanda di asilo. Per chi non segue nessuna di queste procedure ed entra illegalmente negli Stati Uniti, la domanda di asilo sarà considerata non ammissibile e quindi sarà rimandato rapidamente nel loro Paese d’origine. Si tratta di una misura simile al “divieto di transito” usato dall’amministrazione Trump, che impediva ai migranti di richiedere asilo se non avevano chiesto la protezione di un Paese attraversato durante il loro viaggio, come il Messico. Ma la misura era stata annullata dai tribunali nel 2020.

Leggi anche

SHUTDOWN USA/ Le prime avvisaglie di un problema chiave per il 2025