“Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?”. Il titolo del prossimo Meeting di Rimini (2024) è una frase che si trova a pagina 380 del Passeggero, il romanzo di Cormac McCarthy pubblicato in Italia a maggio, il suo penultimo libro. L’ultimo, Stella maris, arriverà da noi a settembre. McCarthy è morto il 13 giugno scorso alla vigilia dei suoi 90 anni: è uno degli scrittori più potenti e visionari della letteratura contemporanea e le sue pagine sono solcate da tante intuizioni che non lasciano scampo al lettore. Qui siamo alla fine del romanzo e il protagonista, Bobby Western, sta dialogando con uno degli amici che lo conoscono meglio, John Sheddan. Bobby è stato un sommozzatore capace di affrontare le imprese più pericolose, eppure dice John, “la profondità lo spaventa… s’inabissa in un’oscurità che è del tutto incapace di afferrare”.



È importante, oltre che affascinante, conoscere il contesto in cui quella domanda viene formulata da John Sheddan al suo amico Bobby. Lo scenario è come spesso accade in McCarthy da fine della storia e il protagonista si muove tra “vestigia di mondi scomparsi in quegli avamposti”. Anche il pensiero più banale viene attraversato e messo sotto sopra da una tensione profetica: come ha scritto il quotidiano inglese Guardian, leggere queste pagine di McCarthy è come viaggiare su una strada piena di curve senza guardrail.



Se dunque quella domanda viene gettata sulla pagina, e messa sotto gli occhi del lettore, non è per indicargli poi la strada per trovare una risposta. Risposta che viene invece affidata all’esperienza di attraversamento di un mondo che ha smarrito il rapporto con la sua origine, con l’“essenziale”; un mondo dove, come si evoca nel libro, nella processione della Settimana santa (questo finale si svolge ad Ibiza), i portatori scendono lungo le strade di ciottoli “con la salma del loro Dio morto”. In un altro passaggio del romanzo il truffatore Long John dialogando con Bobby si chiede: “Ma in realtà la domanda è: siamo gli ultimi del nostro lignaggio? Albergherà nei bambini futuri una nostalgia di qualcosa che non sapranno neppure nominare?”.



La domanda di McCarthy è una grande domanda perché è un invito ad un attraversamento del mondo che abbiamo davanti, sospinti dal desiderio di riacciuffare e riaccendere la fiammella esile di quella nostalgia. La suggestione potente della letteratura è preziosa, perché ci avverte che non c’è più margine per risposte precostituite. E che occorre armarsi di umiltà, coraggio e amore per affrontare la tanta oscurità che ci circonda e alla quale non siamo estranei. Affrontarla anche mettendo in conto di arrancare. In un passaggio meraviglioso del libro McCarthy racconta di una visione di Bobby Western avuta su una spiaggia spazzata dal vento. Aveva visto un “monello di Dio” che procedeva “arrancando sui ciottoli dell’universo, le spalle sottili rivolte ai venti stellari e il risucchio di lune aliene e scure come pietre. Un solitario precorritore di lidi che affretta il passo contro la notte, piccolo e impavido”.

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