Si torna al principio, a quella riforma del Titolo V approvata nel 2001 (dopo il Sì degli italiani nel referendum) che regola i rapporti tra Stato, Regioni, Comuni e Province. L’ultimo scontro tra Governo e Regioni, in ordine di tempo, riguarda la divisione dei territori in 3 aree di rischio nell’ultimo Dpcm: diversi Governatori lamentano la poca trasparenza nella scelta dei parametri scientifici per dirimere le diverse categorie di rischio. Oggi alla Camera il Ministro della Salute Roberto Speranza ha lanciato un messaggio molto schietto ai territori: «La situazione è grave e i numeri sono drammatici: la salute viene prima di tutto, non capovolgiamo la realtà. Occorre responsabilità e l’emergenza è totale: nessuna alternativa alle scelte fatte». È notizia di ieri sera che per la prima volta da quanto è nato il Governo Conte-2. i leader di tutte le forze di maggioranza si sono ritrovati in un vertice “informale” negli appartamenti del Presidente del Consiglio per fare una sorta di “tagliando” all’esecutivo nella fase forse più delicata dell’emergenza Covid-19: e tra i tanti punti messi in campo per una sorta di “patto di legislatura”, Zingaretti (Pd), Crimi (M5s), Speranza (LeU) e Renzi (Italia Viva) avrebbero concordato sulla riforma del Titolo V della Costituzione.
RIFORMA TITOLO V, IL PRESSING DI RENZI
Tradotto dal “politichese” dei vari retroscena di questa mattina sulla stampa nazionale, la scelta del Premier Conte – per tenere insieme i “cocci” di una maggioranza tutt’altro che unita su molti dei 29 punti del programma di Governo – è quella di una revisione generale dell’architettura istituzionale. E il primo punto scelto è proprio la messa in ordine dei rapporti tra Stato e Regioni, a cominciare ovviamente dal tema più caldo degli ultimi 9 mesi, la Sanità. L’intento è quello di una rinnovata “centralizzazione” dei comparti sanitari dopo le tante polemiche e scontri con le Regioni di tutta questa lunga e non ancora conclusa emergenza pandemica: nel 2016 nel famoso Referendum del 2016 il Pd a guida Renzi puntava proprio a questo obiettivo, salvo poi vedersi bocciato l’intero progetto costituzionale alle urne. Ora sono passati 4 anni e il tentativo potrebbe di nuovo tornare sul “tavolo” di Palazzo Chigi, anche se con un altro inquilino: resta però forte il pressing del leader di Italia Viva che al termine della riunione di Governo allontana l’idea di un “rimpasto” ma richiama alla riforma sul Titolo V da approntare subito. «Il caos di queste ore tra Regioni e Stato centrale dimostra una cosa semplice: il Titolo V della Costituzione così com’è NON funziona. Quattro anni fa – in quel famoso referendum – avevamo proposto di inserire la clausola di supremazia». Quella scelta, conclude ancora Renzi «ci avrebbe evitato il caos di oggi. È andata come è andata, ma adesso possiamo finalmente mettere da parte le simpatie e le antipatie e fare ciò che serve al Paese? Cambiare i rapporti tra Governo e Regioni è una priorità».