La morte di Tiziana Cantone non fu omicidio. Lo ha stabilito il gip del Tribunale di Napoli Nord che ha disposto l’archiviazione dell’inchiesta che era stata aperta a carico di ignoti. Accolta la nuova istanza del sostituto procuratore Giovanni Corona, che già lo scorso anno era arrivato alle stesse conclusioni sostenendo che il caso dovesse essere archiviato. La madre della ragazza, Maria Teresa Giglio, si era opposta perché convinta che non potesse trattarsi di un suicidio.
Tiziana Cantone fu trovata senza vita il 13 settembre 2016 dopo la diffusione di alcuni video privati. Nel corso dell’attività investigativa, anche alla luce della riesumazione, non sarebbero emersi elementi a supporto di una ipotesi omicidiaria. Il corpo della 31enne fu trovato con un foulard intorno al collo nell’abitazione della madre a Mugnano, in provincia di Napoli. Le nuove indagini erano state avviate nel febbraio dello scorso anno proprio a seguito dell’opposizione della famiglia. “Non me l’aspettavo proprio – il commento della madre della ragazza alla Tgr Campania dopo la recente archiviazione –, sono molto amareggiata, molto delusa. Questa è l’ennesima occasione per mancare di rispetto a una ragazza che non ha fatto del male a nessuno ma che ha subito tutto il male di questo mondo“.
Tiziana Cantone, archiviate indagini per ipotesi omicidio: “Si è suicidata”
Secondo le conclusioni del gip, riporta Ansa, Tiziana Cantone si sarebbe suicidata e la sua morte, avvenuta nel 2016 nel Napoletano, non è da inquadrarsi nella cornice di un omicidio come invece sostenuto dalla madre, Maria Teresa Giglio. Stando alla ricostruzione che avrebbe portato all’archiviazione dell’inchiesta, la 31enne si sarebbe tolta la vita perché ormai incapace di sopportare l’onta della diffusione di alcuni video intimi in Rete senza il suo consenso.
Tiziana Cantone fu trovata dalla zia e il decesso fu subito classificato come suicidio. All’epoca sulla salma non venne disposta l’autopsia. Il supplemento di indagine sul caso era scattato nel febbraio 2023 a seguito dell’opposizione alla richiesta di archiviazione del procedimento. A presentarla furono i legali della madre della vittima, gli avvocati Gianluca Condrò ed Emiliano Iasevoli del Foro di Napoli e Stefano Marcialis del Foro di Cagliari. Dopo la morte di Tiziana Cantone fu sempre la madre a proseguire la sua battaglia per ottenere la rimozione dei contenuti intimi dal web, in particolare Google e Facebook, arrivando a ottenere soltanto in parte il risultato.