Mentre si attende il secondo processo a suo carico, Tiziana Morandi – diventata ‘famosa’ con il soprannome di mantide della Brianza – potrebbe presto doversi ripresentare sui banchi dei tribunali monzesi per il processo d’appello chiesto già dopo la sentenza di primo grado dai suoi legali: una mossa – verrebbe da dire – piuttosto scontata dato che dal conto suo continua a professarsi innocente per le accuse mosse dai 9 uomini che hanno presentato denuncia e che di fatto potrebbe imprimere una svolta significativa ad un caso che (d’altro canto) appare cristallizzato attorno ad una verità processuale difficile da confutare.



Prima di arrivare all’appello, vale la pena tornare un attimo indietro per ricordare il singolare caso che le è valso l’appello di mantide della Brianza: secondo quanto ricostruito nel primo processo a carico di Tiziana Morandi, nel periodo precedente al 2021 la donna avrebbe adescato online – con diverse scuse e profili pieni di foto ritoccate per apparire avvenente – almeno 9 uomini per poi sedarli somministrando loro alcune gocce di benzodiazepine poco prima di derubarli di tutti i loro averi.



Al processo d’appello Tiziana Morandi potrebbe giocarsi la carta dell’infermità mentale: la tesi del suo legale

Nel primo processo a carico di Tiziana Morandi il tribunale di Monza l’ha riconosciuta colpevole – peraltro sottolineando che avrebbe agito con una “spregiudicata lucidità (..) scollegata da qualsiasi patologia o disturbo di natura psichiatrica” -, condannandola a 16 anni e 5 mesi di reclusione: fin da subito il suo legale – Angelo Leone – aveva promesso che si sarebbe appellato alla condanna promettendo che avrebbe chiesto “una perizia psichiatrica” per la sua assistita.



Proprio attorno a quest’ultima potrebbe ruotare la nuova strategia difensiva della mantide che – spiega sempre il legale citato dal Corriere – soffrirebbe di “un disturbo deviante della personalità” che unitamente a dei sedicenti “problemi di salute” l’avrebbe resa incapace di capire che stava commettendo un reato; mentre nel frattempo un’ulteriore condanna a suo carico potrebbe arrivare dal processo aperto dal parrucchiere 60enne che l’ha accusata di calunnia e ricettazione per aver cercato di estorcergli dei soldi in cambio di due Rolex che si sono poi rivelati falsi.