(POSSIBILE) ACCORDO TRA GOVERNO E OPPOSIZIONI SU TIZIANA PARENTI IN CONSULTA
Dopo praticamente un anno di “fumate nere” sulla nomina del nuovo giudice in Corte Costituzionale, il nome di Tiziana Parenti potrebbe spuntarla dopo il “ko” delle nomine di Francesco Paolo Sisto e Pierantonio Zanettin (per veti incrociati tra Centrodestra e opposizione): il “tecnico” Parenti, già sostituto procuratore del pool di Milano durante Tangentopoli, sarebbe il nome “nuovo” individuato dal Governo per convincere sia le critiche delle opposizioni, e sia i timori interni di un nome troppo gradito alla sinistra.
I rumors lanciati prima di Natale da “La Repubblica” vengono ora confermati anche dalle fonti del “Corriere della Sera”, e convergono appunto su Tiziana “Titti la rossa” Parenti per il ruolo di giudice nella nuova Corte Costituzionale dopo il pensionamento del presidente uscente Augusto Barbera, dei vice Giulio Prosperetti e Franco Modugno, e della ex presidente Silvana Sciarra. Tra i vari nomi che emergono infatti quello in area “tecnici” di Parenti avrebbe convinto il Centrosinistra per il suo passato di posizioni socialista-liberali, mentre per il Centrodestra peserebbe in positivo l’ingresso in politica con Silvio Berlusconi e la dura opposizione alle teorie di Di Pietro e Borrelli all’interno di “Mani Pulite” durante Tangentopoli.
CHI È TIZIANA PARENTI E PERCHÈ CONVINCE IL CENTRODESTRA NEL RUOLO IN CORTE COSTITUZIONALE
Avvocato del Foro di Genova, dopo una breve parentesi nella “Margherita” di Rutelli, le posizioni politiche sono spesso state in quota Forza Italia e UDR, comunque sempre all’interno di un Centrodestra moderato: questo il motivo per cui il Governo Meloni avrebbe individuato in Tiziana Parenti il profilo ideale, 74enne nata a Pisa ma “cresciuta” in carriera a Milano, per il nuovo posto in Consulta.
Uscire dall’impasse delle svariate “fumate nere” in Parlamento è l’obiettivo n.1 per un Governo che attende dalla Corte Costituzionale un parere decisivo ad inizio gennaio 2025 sui referendum contro l’Autonomia differenziata: una ipotesi assai probabile è che la stessa Corte Costituzionale possa “posporre” le votazioni e di dibattiti sui vari referendum non appena avrà a disposizione tutti i nuovi giudici, ma pur sempre prima del 20 gennaio che è scadenza ultima per la revisione del possibile voto referendario sull’Autonomia.
Dialogante ma anche netta quando serve, Tiziana Parenti per il Governo avrebbe le carte in tavola all’interno della Consulta per svolgere appieno il ruolo di giudice costituzionale: lei che seppe opporsi alla linea Di Pietro nel pool, fino a denunciare (nei retroscena di quegli anni) che la Procura di Milano non «volle arrivare ai vertici del PCI-PDS per indagare su Tangentopoli». Il problema è che dopo aver anche solo ipotizzato tale scenario nel 1995 venne la stessa Parenti accusata di concorso in falso in atto pubblico, un processo rimasto in ballo fino al 2009 quando venne del tutto assolta. Dopo la delusione per il fallimento della Commissione Bicamerale voluta da Berlusconi e D’Alema, Parenti si ritirò dalla politica rimanendo però sempre un’acuta osservatrice della giustizia costituzionale, rappresentando nel suo lavoro di avvocato funzioni che potrebbero essere utili all’interno della Consulta. Per arrivare alla fatidica soglia in Parlamento dei 363 voti necessari per la nomina (il Centrodestra arriva al massimo a 355, motivo per cui le “fumate nere” sono state parecchie negli scorsi mesi, ndr) Parenti sembra delinearsi come un nome tra i più papabili: non sgradita alla sinistra, ma nemmeno alla destra, dopo essere stata anche vice presidente della Commissione Affari Costituzionali, oltre che della Commissione Giustizia.