In una lettera pubblicata sul magazine 7 del Corriere della Sera, che anticipa i contenuti del documentario che verrà messo a disposizione da Amazon Prime Video, Tiziano Ferro racconta momenti molto delicati e difficili della sua vita, partendo dal rapporto con l’alcol. “Ero un alcolista e volevo morire” ha dichiarato l’artista, spiegando che “Una sera la band mi convinse a bere. E da lì non mi sono fermato più. Bevevo quasi sempre da solo, l’alcol mi dava la forza di non pensare al dolore e alla tristezza, ma mi portava a voler morire sempre più spesso.” Il cantante ha così ammesso che per questo “Ho perso occasioni e amici. Io ero un alcolista! l’alcolismo ti guarda appassire in solitudine, mentre sorridi di fronte a tutti”.



Tiziano Ferro: “I ragazzi mi chiamavano ciccione, femminuccia, sfigato”

“Alcolista, bulimico, gay, depresso, famoso. Pure questo, famoso, mi sembrava un difetto, forse il peggiore”. Parole forti quelle usate da Tiziano Ferro nella lettera in cui si racconta a cuore aperto e senza alcuna vergogna. In uno dei passaggi della lettera, Ferro fa un passo indietro nella memoria e racconta: “Non sono mai stato il primo della classe, ero anonimo, non bello, per niente atletico, anzi grasso, timido, i ragazzi mi chiamavano ciccione, femminuccia, sfigato. – e ancora – Aspettavo che qualcuno intervenisse per difendermi, ma non succedeva mai. Vivevo perennemente frustrato, incazzato e anche umiliato. Poi ho cantato per la prima volta e il mondo è cambiato. La musica era l’unica cosa che avevo, un canale per esprimermi in un mondo nel quale non mi riconoscevo”, ha poi concluso.

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