«Il Pnrr è complicato e articolato, è stato difficile costruirlo, ma la fase di applicazione è molto più complessa». A fare il punto della situazione è Tiziano Treu, presidente del Cnel e coordinatore del Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale, istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito dell’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza “Italia Domani”. Treu è intervenuto ieri a SkyTg24 Economia sollevando tutti gli aspetti che destano preoccupazione. «Abbiamo 1.500 schede progettuali da curare. Qui c’è un piano che vuole riforme e investimenti insieme, ma noi sulle riforme non siamo attrezzati. Inoltre, servono rendicontazioni frequenti che condizionano i pagamenti successivi. Non sono solo capitoli di spesa, ma piani di risultati. Questa è una novità».
Questo è anche il motivo per il quale si è deciso di coinvolgere migliaia di istituzioni ed enti, «altrimenti non si riesce a far nulla». A complicare ulteriormente le cose è la mancanza di una Pubblica amministrazione efficiente. «Per questo l’Italia ha scelto un tavolo attorno a cui far sedere tutte le forze, enti locali, università, terzo settore, etc», ha aggiunto Tiziano Treu.
TREU (CNEL) “PNRR? DOBBIAMO CAMBIARE PELLE”
L’obiettivo di questo “tavolo” da lui presieduto è «aiutare a sorvegliare, spingere e rimuovere gli ostacoli affinché questa enorme macchina funzioni da oggi a cinque anni. È un lavoraccio, ma c’è una grande disponibilità ad aiutare la cabina di regia del governo». A proposito delle critiche del professor Giulio Sapelli, che parla di una «centralizzazione mostruosa», il presidente del Cnel ha spiegato a SkyTg24 Economia: «La costruzione di questi obiettivi è stata necessariamente centralizzata, ma le decisioni attuative sono decentrate. Io sono affezionato al decentramento, ma sarà un test terribile per una società così complicata e dissociata come la nostra». La sfida è delicata.
«Dopo aver fatto per decenni un certo tipo di produzione, stiamo cambiando la base produttiva. Quindi, è una sfida enorme non solo per l’Italia. Dopo cinquant’anni siamo chiamati a fare un altro salto. Ma almeno abbiamo le risorse per farlo». In gioco c’è il nostro futuro: «Un cambiamento di pelle, quindi anche di competenze. Per fare quest’operazione dovremo far transitare milioni di persone da una competenza all’altra. I Comuni dovranno essere aiutati e gli strumenti ci sono: assunzione personale tecnico e progettuale». Più che i Comuni, a preoccupare Tiziano Treu sono le Regioni, «perché avranno il compito di coordinare. Questo potrebbe essere l’anello debole».