L’uso del farmaco anti artrite tocilizumab, commercializzato da Roche, va esteso negli adulti con forma grave di Covid. Lo raccomanda l’Agenzia europea per i medicinali (Ema), che ha valutato i dati di uno studio principale che ha coinvolto 4.116 adulti ospedalizzati affetti da Covid-19 grave che avevano bisogno di ossigeno o ventilazione meccanica extra e presentavano livelli di proteina C-reattiva nel sangue, che indica infiammazione. I risultati dello studio hanno mostrato che il trattamento con RoActemra, somministrato per infusione in aggiunta al trattamento standard, riduce il rischio di morte rispetto al solo trattamento standard.



Nello specifico, il 31% dei pazienti trattati con tocilizumab più trattamento standard è deceduto entro 28 giorni di trattamenti (621 su 2.022) rispetto al 35% dei pazienti trattati col solo trattamento standard (729 su 2.094). Inoltre, il 57% dei pazienti a cui è stato somministrato il farmaco anti artrite della Roche (1.150 su 2.022) è stato dimesso dall’ospedale entro 28 giorni rispetto al 50% dei pazienti che hanno ricevuto solo il trattamento standard (1.044 su 2.094).



TOCILIZUMAB, OK EMA: DECISIONE FINALE A COMMISSIONE UE

Il farmaco anti artrite tocilizumab va quindi somministrato ad adulti con forme di Covid grave che ricevono un trattamento sistemico con corticosteroidi e necessitano, oltre a necessitare di ossigeno o ventilazione meccanica. Il farmaco, approvato nell’Unione europea per il trattamento delle condizioni infiammatorie dell’artrite reumatoide, dell’artrite idiopatica giovanile sistemica, della poliartrite idiopatica giovanile, dell’arterite a cellule giganti e della sindrome da rilascio di citochine.

Dallo studio è emerso che non si può escludere un aumento della mortalità quando si usa RoActemra in pazienti che non ricevono corticosteroidi sistemici. Ma il profilo di sicurezza del medicinale era favorevole in coloro che erano già curati con corticosteroidi e si è concluso che i benefici del medicinale sono maggiori dei rischi per questi pazienti. Ora l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) invierà la sua raccomandazione alla Commissione europea, che dovrà emanare una decisione finale.