È morto Toki, il rapper barese Giuseppe Poliseno. Il 41enne è stato trovato senza vita su un letto dell’abitazione del padre. Addosso aveva solo indumenti femminili, mentre nella stanza è stato trovato un pc che era acceso su un sito porno. La procura di Bari ha aperto un’inchiesta sulla morte avvenuta sabato sera. È stato proprio il genitore a chiamare i soccorsi. L’uomo, che era finito agli arresti domiciliari a causa di questioni relative ai rapporti con l’ex moglie, è stato trovato con segni evidenti di lesioni. Sul pavimento, inoltre, è stata individuata una macchia di sangue che fa pensare alla presenza di un’altra persona. Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri coordinati dal pm di turno Ignazio Abbadessa, che nelle prossime ore dovrà decidere se disporre l’autopsia.



Stando a quanto riportato dalla Gazzetta del Mezzogiorno, finora non sono stati raccolti elementi che facciano pensare ad una morte violenta, ma non si esclude appunto la presenza di un’altra persona nell’appartamento prima dell’arrivo degli investigatori.

MORTO IL RAPPER TOKI: SI INDAGA SU CAUSE

Nella casa del genitore di Toki, dove il rapper è stato trovato morto, sono intervenuti anche gli uomini della scientifica per i rilievi sul posto. Il medico legale, il professor Francesco Introna, ha già eseguito una prima ispezione e il corpo attualmente si trova nell’istituto di medicina legale del Policlinico di Bari. L’eventuale autopsia dovrà fare chiarezza sulle cause della morte, se si è trattato di un malore, se la morte sia stata provocata da un’overdose o dalla mano di terzi, anche se al momento gli investigatori si sentono di escludere quest’ultima ipotesi. Il rapper Toki, nome d’arte di Giuseppe Poliseno, dal 2010 era emerso nella scena musicale pugliese col primo singolo dedicato alla città di Bari, “I so d Bar”. Il video conta 3,5 milioni di visualizzazioni. Quando si è diffusa la notizia della sua morte in molti hanno lasciato un ricordo via social della sua musica con cui raccontava la parte più difficile della vita a Bari e le “tentazioni” della criminalità organizzata barese.



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