TRUMP NOMINA IL NUOVO RESPONSABILE DELLE FRONTIERE USA: THOMAS HOMAN, EX POLIZIOTTO E DIRETTORE ICE

Donald Trump vuole fare in fretta e così a 70 giorni dal giuramento come nuovo Presidente degli Stati Uniti lancia subito le prime nomine della squadra di Governo repubblicano: c’è da rispondere al forte mandato degli elettori, ma soprattutto c’è da far capire al “deep state” Usa quale sia l’orientamento e l’impulso che il tycoon intende lanciare nella sua seconda esperienza alla Casa Bianca. Dopo la nomina della ambasciatrice Usa all’ONU Elise Stefanik, è Thomas “Tom” Homan il nuovo responsabile del prossimo Governo Trump per il controllo delle frontiere e le espulsioni dei migranti.



L’annuncio sui social e poi ai media americani lo ha fatto lo stesso Presidente eletto Trump, con la conferma giunta dal 62enne ex poliziotto e direttore dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement) durante la prima amministrazione Trump 2020-2024: l’incarico di controllo sulle frontiere americane è uno dei temi chiave per la vittoria di Trump alle Presidenziali, con il voto dei tantissimi immigrati (e molti “latinos”) che giudicano il pugno duro dello Stato americano necessario per tutti, americani e immigrati regolari. Trump definisce Tom Homan come il “lo Zar di frontiera” e fa già intuire quale sia l’indirizzo da dare al tema immigrazione nell’imminente Presidenza: «sarà responsabile di tutte le deportazioni degli immigrati clandestini nel loro Paese di origine», ha spiegato su Truth il tycoon, sottolineando come in particolare la frontiera meridionale e settentrionale sono quelle maggiormente attenzionate dall’incarico che spetterà a Homan.



CHI È TOM HOMAN, IL NUOVO “MINISTRO” CHE DOVRÀ RISOLVERE IL NODO ESPULSIONE MIGRANTI

Dopo aver escluso di portare in squadra sia l’ex direttore CIA Mike Pompeo che l’ex ambasciatrice all’ONU Nikki Haley, Trump ha ufficializzato Susie Wiles come nuovo capo dello staff alla Casa Bianca, Stefanik alle Nazioni Unite e appunto Tom Homan al controllo delle frontiere: il tema dei migranti su cui molto ha raccolto in campagna elettorale il Partito Repubblica diventa subito uno dei primi dossier caldi da affrontare l’indomani del giuramento in gennaio 2025. Secondo quanto rivelato oggi dal NYT, Trump avrebbe in mente la possibilità di lanciare lo stato di emergenza nazionale tra i primi atti del suo Governo, così da poter utilizzare i fondi del Pentagono per gli aerei militari atti alle espulsione e le strutture per le detenzioni temporanee.



I numeri si aggirano attorno agli 11-12 milioni di immigrati irregolari, rendiconta il quotidiano liberal, e Trump vorrebbe gestire “rapidamente” le espulsioni dopo che il dossier in mano a Kamala Harris nei 4 anni di presidenza Biden si è ingrossato aumentando critiche e polemiche tra gli elettori americani (riversati in milioni di voti per Donald Trump alle Presidenziali). Come ha spiegato Trump, non v’è nessuno meglio di Homan nel gestire e sorvegliare i confini americani, dovrà ora verificare e procedere con le deportazioni di «clandestini nel loro Paese di origine». Dopo la “benedizione” ricevuta sui social anche da Elon Musk, Tom Homan confermerà quanto da lui stesso spiegato durante la campagna elettorale: intervistato a “60 Minutes” aveva spiegato che non si tratterà di una “deportazione di massa”, così come è ridicolo che i Dem parlino di «cambi di concentramento preparati da Trump». Per il nuovo responsabile delle frontiere le famiglie dovranno essere riunite per poi essere espulse nei Paesi d’origine: durante la convention GOP a Milwaukee era stato lo stesso Homan a lanciare un messaggio ai clandestini in Usa, «stranieri illegali che Joe Biden ha rilasciato nel nostro Paese, violando le leggi federali: è meglio che iniziate a fare le valigie, fin da subito».

Homan partirà dal milione e mezzo di immigrati clandestini che già alle frontiere hanno in carico un decreto di espulsione, per poi passare alla vasta presenza di migranti situati ai confini sopratutto tra Messico, Guatemala e Stati Uniti. Il nuovo “ministro” scelto da Trump è stato uno dei pochi collaboratori del Presidente repubblicano a non aver avuto problematiche dirette con il tycoon e da questo punto di fiducia scatta il nuovo incarico più delicato giunto a più di due mesi dal giuramento. Sarà soprattutto con il Messico che Homan e Trump dovranno discutere a lungo per capire quale strategia concreta attuare sul nodo finora irrisolto dei clandestini.