Erano i primi anni 90, quando sulla scena musicale dominata dall’esplosione grunge si presentava un cantautore dall’aspetto trasandato, una sorta di ultimo hobo del songwriting americano, dotato di una voce nasale simile a quella del suo ovvio maestro, Bob Dylan. Un disco, Industrial Days, che fece drizzare le orecchie agli amanti del genere, sempre alla ricerca di un nuovo Dylan appunto. Mancò il bersaglio del successo commerciale, ma Tom Ovans, questo il suo nome, non rinunciò alla sua passione, canzoni folk blues sempre più scarnificate, ridotte all’osso, testi che sapientemente descrivevano la realtà di un’America che precipitava giorno dopo giorno in un buco nero, la solitudine e l’asprezza di una società che eliminava gli ultimi, i perdenti, di cui divenne la voce. Una dozzina di album da allora, fino a questo ultimo episodio, Crows in the corn, che lo mostra irriducibile e affascinante come sempre, uno dei suoi lavori più efficaci (al momento disponibile sulle piattaforme digitali, presto si spera anche su supporto fisico). Lo abbiamo intervistato.
In tutta la tua carriera, ma particolarmente in questo disco, il blues acustico e spoglio di ogni orpello, è la tua caratteristica. Cosa significa per te suonare il blues?
Il blues, senza dubbio, è una parte importante delle mie radici insieme a un mucchio di altre influenze. Nel corso degli anni prendi le cose e da qualche parte lungo la strada e ti ritrovi a fare quello che fai. Quando scrivo e suono, quello che viene fuori viene fuori. Non sono veramente consapevole di quello che sto facendo finché non ci arrivo. Che tipo di musica è o che tipo di canzone è? Beh, non so davvero come etichettarlo o cosa dire, ma la tua domanda mi ha davvero fatto pensare e ripensare a tutti gli album che ho registrato, penso che tu abbia ragione, c’è molto blues che gira intorno alla mia musica.
Il blues, nato dagli afro americani, è però una forma musicale che si sta perdendo. Gli stessi afro americani non lo suonano quasi più, è difficile trovare uno di loro a un concerto blues, preferiscono il rap e l’hip hop. Come mai secondo te?
Non credo che il blues stia andando da nessuna parte. E’ una musica troppo potente. Le canzoni sono troppo oneste e vere. Puoi andartene, ma ci tornerai sempre. Fa parte delle fondamenta di tutto ciò che facciamo. Per me, i primi brani hip hop e rap erano solo il blues che andava in una strada diversa. Fa il giro dell’isolato e poi torna a casa. In un certo senso potresti dire che il blues è una parte di tutto e non puoi starne lontano.
Le canzoni del nuovo disco sono state scritte prima o durante la pandemia di Covid?
Le canzoni sono state scritte e registrate prima che il virus esplodesse, ma non cambierei una parola o una nota se registrassi queste canzoni oggi. Stanno in piedi da sole e penso che parlino molto a modo loro di ciò che sta accadendo. Ma il virus mi ha colpito in altri modi. Ho perso il mio lavoro nella fabbrica in cui lavoravo. Fortunatamente, siamo riusciti a sopravvivere e stare al sicuro, ma molte persone sono in guai seri, sono senza lavoro e perdono la casa. Ci sono persone che vivono in tende in tutta Austin e so che è così in molte città. Purtroppo, il governo ha politicizzato la risposta. È incredibilmente straziante vedere questo. Siamo un paese senza alcuna rete di sicurezza. Quando cadi, cadi completamente. Ricordo di aver visto e sentito sin da subito cosa stava succedendo in Cina, poi in Italia. Sapevo che stava arrivando. È tutto incredibile. Mentre parliamo ora, siamo di nuovo in inverno e le cose stanno di nuovo impazzendo. Sappiamo che i vaccini sono in arrivo, quindi si spera …
Crows and the corn è un disco scarno, pochi strumenti, la tua voce. Come è nato?
Questo album è essenziale e grezzo, le canzoni e le performance stanno in piedi da sole. Penso che sia un po’ il punto dove mi trovo in questi giorni e perché mi piace registrare su un vecchio registratore a 4 tracce. Schiacci il tasto play, suoni e il gioco è fatto. Mi piace lavorare con i limiti. Mantenere la mia musica semplice e lineare. Non si scherza con la manipolazione di qualcosa. È il modo migliore in questo momento per me di mantenere la musica onesta e vera.
Il brano Hard Road Mama è uno di quelli che spicca di più, ce ne puoi parlare?
Hard Road Mama è nato con un verso che inciampa in un altro. Ogni verso è una specie di canzone a sé stante, ma in qualche modo si connettono tra loro. Ha una vero sentimento blues. Un amico a Boston pensa che sarebbe stata una grande canzone hard rock. Mi piace il modo in cui il ritmo è sospeso nell’aria, non importa cos’altro succede intorno.
Apocalyptic Dawn parla di questa sensazione, di una apocalisse in arrivo?
Questa canzone parla di molte cose, ma principalmente penso che riguardi una sorta di strano viaggio surreale attraverso questo mondo in cui stiamo vivendo. Cercando di trovare un modo per attraversare un qualche tipo di tempo e spazio, attraverso una realtà che è stata capovolta, dove la verità è uno scherzo, le bugie sono fatti, i cuori sono spezzati, il cielo sta cadendo, niente ha senso, la fine è vicina. Stai inciampando, ma in qualche modo ti svegli da questa visione apocalittica e vedi che il sole in qualche modo sta ancora sorgendo nel cielo mattutino. Allora ti chiedi, questa è l’alba dell’Apocalisse o è solo un altro giorno?
Donald Trump ha perso le elezioni, è finita un’era che stava portando l’America all’autodistruzione?
Questi ultimi quattro anni sono stati duri, ma ad essere sincero nessuna di queste cose è una sorpresa per me. Non vivo in una bolla. Ho fatto parte della classe operaia per tutta la mia vita. Tornando al mio primo album Industrial Days, avevo già scritto canzoni sull’America che mi circonda. Sarebbe molto più facile per me prendere una strada diversa ma non sono fatto così. Sento entrambi i lati della divisione. Ci sono molte forze là fuori, oltre alla politica, che stanno lacerando le persone. Trump non è davvero una novità.
In che senso?
La novità è che uno come lui sia diventato effettivamente presidente. Non vale la pena sprecare il nostro tempo con lui, eppure ha sprecato tutto il nostro tempo coinvolgendo tutti nel suo spettacolo inquietante. Potresti non essere d’accordo con lui, ma l’unica cosa che ha fatto, bene o male, è che ha strappato le croste da tutte le norme di civiltà e mostrato alla gente tutta la bruttezza che si trova appena sotto la superficie. Le divisioni, l’odio, il razzismo a cui ha dato voce. In un certo senso, siamo tutti co-cospiratori, e lui lo sa. Ha usato i media come un tamburo. Ride di fronte all’indignazione. Disprezza la giustizia, la scienza, la verità. Adora la Torre d’Oro dell’avidità e del destino. Usa la paura, le voci e le bugie per manipolare. È un bugiardo, usa la calunnia con un sorrisetto. Tiene la Bibbia mentre stringe la mano al diavolo. Lo meritiamo, abbiamo creato il trono per farlo sedere. Metà del paese lo ama. C’è davvero da meravigliarsi? Si spera di aver imparato e di poter andare avanti, ma non ci scommetterei. I semi sono stati piantati da tempo, e sembra che crescano.
Di cosa parla la canzone Land of the Shakes? E’ un brano, questo, dall’approccio country.
Land of the Shakes è un soprannome dato a un’area intorno al Reel Foot Lake nel Tennessee nord-occidentale. Il lago è stato formato da una serie di terremoti all’inizio del 1800, da qui il nome che le persone hanno dato a questa regione. Il titolo è una sorta di metafora che attraversa gli anni, dal racconto dei terremoti, l’inquinamento della terra, ai giorni di Elvis, fino alle lotte della classe operaia odierna. Viviamo in una cultura frammentata, plasmata da forze che sembrano essere al di fuori del nostro controllo. Le persone si sentono impotenti quando vedono il mondo, sanno di sfuggirgli. Per me la vera musica country è molto simile alla musica folk. Sarà sempre viva da ascoltare e suonare.
Per noi italiani la canzone Spaghetti Blues fa sorridere. Cosa intendi dire?
Non c’è ironia quando dico “Voglio solo una ciotola di spaghetti”, significa letteralmente “Voglio solo una ciotola di spaghetti”. La canzone parla della lotta, contro ogni previsione, per continuare a fare quello che fai, non importa quante persone ti abbattono e ti cancellano. A volte la fiducia in te stesso è l’unica cosa a cui devi aggrapparti. Crescendo appena fuori Boston, gli spaghetti erano l’unico pasto che sapevo che avrei potuto mangiare. Dopo essermene andato di casa, una ciotola di spaghetti era sempre come una zattera di salvataggio. È stato il miglior pasto economico che potevo trovare. È cibo per l’anima, mantiene una persona che attraversa i momenti più difficili. Sarà sempre uno dei miei pasti preferiti.
Da anni vivi a Austin, un tempo capitale della musica dal vivo. Come è di questi tempi?
Austin, praticamente come ovunque in questi giorni, è cambiata molto. Non è più ciò che la maggior parte delle persone immaginerebbe. La grande tecnologia e gli sviluppatori hanno preso il controllo della città. In effetti, è diventata una grande città con molte persone che si trasferiscono qui per lavorare e vivere. Come San Francisco è diventato un posto costoso in cui vivere, ma sembra ancora avere una coscienza. Con il virus che ha preso il sopravvento, molti locali di musica sono stati chiusi e non sono più riusciti a sopravvivere. Sono tempi difficili per i musicisti e per tutti coloro che hanno a che fare con le arti. È ancora un bel posto in cui vivere, ma come ogni altra cosa vedremo cosa succede nel futuro.
Hai una lunga carriera alle spalle, sei un personaggio culto, eppure non hai mai smesso di scrivere canzoni e incidere dischi. Cosa ti spinge a continuare?
Per qualche motivo continuo ad andare avanti. È quello che faccio e provo da quando riesco a ricordare. In troppi modi per dirlo, sono fortunato ad avere Lou Ann come mia compagna “nel crimine”. È una grande musicista e artista a pieno titolo, quindi entrambi comprendiamo le lotte, le frustrazioni e i sacrifici. Quello che devi affrontare e tutte le cose a cui ti arrendi per fare quello che fai. Per quanto strano possa sembrare, sto ancora guardando al futuro. So di avere almeno un paio di album dentro di me quindi vedrò cosa porterà il domani.