Una volta stabiliti i livelli essenziali di protezione, chiedere maggiore autonomia è giusto per Donato Toma, presidente del Molise ed esponente di Forza Italia. «Se stabiliamo in partenza di quanto abbiano bisogno i cittadini di ciascuna regione per i livelli minimi di assistenza (Lep), poi è giusto che ognuno possa scegliere di avere maggiore autonomia», dichiara nell’intervista rilasciata a Il Dubbio. In finanziaria è riportato chiaramente che se non vengono finanziati, non si può procedere con l’autonomia. Inoltre, Toma evidenzia che Forza Italia «ha messo i paletti giusti perché l’autonomia differenziata non sia negata a chi la chiede, purché questo non vada a discapito delle altre regioni». Pur essendo soddisfatto del ddl sull’Autonomia differenziata, che ha avuto il primo via libera dal Consiglio dei ministri, il governatore del Molise riconosce che «poi di certo qualche aggiustamento in sede parlamentare si potrà fare».



Ad esempio, suggerisce di intervenire nel fissare in modo ancora più preciso «una programmazione puntuale sulle erogazioni finanziare alle regioni per i Lep». Ma c’è un discorso da chiarire ancor meglio per Donato Toma ed è che usare spesa corrente e non spesa per gli investimenti. Comunque, c’è stato un lavoro al testo sia nella Conferenza delle Regioni sia con le forze politiche. Importante è stato, ad esempio, far emergere i livelli essenziali di prestazione (Lep), «cioè determinare di cosa necessitano tutti i cittadini per esercitare i loro diritti civili e sociali». Ora la cabina di regia, come spiegato da Toma, ha sei mesi di tempo per determinare i Lep, poi ci saranno altri sei mesi per i decreti attuativi, quindi partiranno le richieste di autonomia.



TOMA “OGNUNO SI ‘CREA’ LA SUA AUTONOMIA”

I livelli essenziali di prestazione (Lep) servono «a soddisfare i bisogni dei cittadini in base alla Regione». Ad esempio, in Molise si chiede di conoscere la spesa che serve, a costi standard, per fornire i servizi essenziali. «Una volta che lo stato ha determinato qual è la spesa standard per i fabbisogni minimi di tutte le regioni, poi ognuno si “crea” la sua autonomia. Chi non vuole diventare più autonomo riceverà la spesa minima prevista per soddisfare i bisogni minimi». Nell’intervista a Il Dubbio Donato Toma parla di spesa corrente perché ha sentito parlare dell’idea di usare per i Lep il fondo sviluppo coesione o altre risorse per gli investimenti, «ma quelli sono fondi a parte, da non confondere assolutamente con i Lep». Intanto le opposizioni scalpitano, a particolare dai governatori del centrosinistra.



«Anche io non ero soddisfatto all’inizio per il fatto che non fosse ben chiara la necessità dei Lep, per cui le regioni ricche avrebbero semplicemente avuto la possibilità di spendere di più rispetto agli altri», osserva il governatore del Molise. Ma bisogna stabilire in partenza quanto serve per i cittadini. Eppure, i detrattori del ddl tirano dritto. A tal proposito, Toma ricorda il fondo perequativo costituito dalle rimesse delle regioni. «Per esempio, la Lombardia dà molto di più allo stato di quello che riceve e questo di più va nel fondo perequativo e di conseguenza alle regioni che hanno più bisogno. Senza i Lep, se queste regioni ricche non dovessero dare più questi soldi le altre si troverebbero in difficoltà». Invece, grazie ai Lep lo Stato sa cosa va coperto affinché tutti abbiano i servizi essenziali. Se però i soldi per tutti non ci sono, allora bisogna procedere dando priorità alle materie. «In Molise, ad esempio, la priorità è la sanità».