Lo scoop di Libero dato lo scorso 23 maggio sull’incredibile scoperta fatta da tre studiosi italiani sulla rivista Heritage – la tomba di San Pietro non sarebbe nella Basilica in Vaticano bensì nella catacomba dei santi Pietro e Marcellino sulla via Labicana (a Tor Pignattara) – ha alzato un deciso polverone storico-religioso-scientifico, tanto che la Santa Sede è intervenuta con una intervista-smentita dello studioso Vincenzo Fiocchi Nicolai, del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana. «Faccio innanzitutto notare, come premessa, che nessuno dei tre firmatari dell’articolo è archeologo», sottolinea l’esperto contattato da Vatican News, ritenendo così il lavoro di Liberato De Caro (Istituto di Cristallografia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Bari), Fernando La Greca (Dipartimento di Studi Umanistici, Università degli Studi di Salerno) ed Emilio Matricciani (Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria, Politecnico di Milano) con diversi “dubbi”.



«Si tratta di una tesi che incontra alcune difficoltà insormontabili. Agli autori sfugge un particolare determinante: la locuzione in catacumbas utilizzata dal redattore della Depositio Martyrum per localizzare il luogo del culto di Pietro (e Paolo), ove ipoteticamente sarebbero state trasferite le spoglie dell’apostolo, non poteva indicare “una delle catacombe di Roma” come sostenuto nell’articolo», conclude Fiocchi Nicolai. Oggi su Libero però l’autore del primo scoop Antonio Socci ritorna sul caso della tomba di San Pietro intervistando i tre scienziati: «La tesi fondamentale del nostro lavoro si basa sull’analisi geo-metrica delle peculiarità architettoniche del complesso Mausoleo e Basilica dell’area cimiteriale delle catacombe dei Ss Marcellino e Pietro. Gli altri elementi indicati nel lavoro – definiti capisaldi dal prof. Fiocchi Nicolai – sono, in realtà, solo elementi di sostegno alla nostra scoperta principale: l’anomalia architettonica e planimetrica».



LA TOMBA DI SAN PIETRO DOV’È?

Con una sibillina citazione dotta di Pio IX, Socci premette all’intervista: «In Vaticano si smentiscono solo le notizie vere»: l’archeologo su Vatican News contesta poi la traduzione-interpretazione “in catacumbas” che i tre storici utilizzano per dimostrare come in realtà le ossa del primo Papa della Chiesa non si trovino sotto la Basilica bensì a Tor Pignattara. De Caro, Matricciani e La Greca replicano «Le spoglie mortali di San Pietro potrebbero essere state spostate più di una volta durante il periodo delle persecuzioni, per paura di profanazioni». I dati architettonici però presentati dallo studio visto su Heritage non solo confermerebbero il primo “scoop” ma porrebbero gli archeologi in obbligo a verificare ora quanto si trova nel lungo e minuzioso lavoro scientifico dei tre: Fiocchi Nicolai contesta poi le iscrizioni ritrovate nella catacomba di Tor Pignattara e dice che potrebbero trattarsi di un semplice caso di omonimia, con un certo “Pietro” morto accidentalmente il medesimo giorno dei Santi Apostoli Pietro e Paolo. La replica di De Caro, Matricciani e La Greca è netta: «un certo Pietro, morto proprio il 29 giugno, cui viene dato l’appellativo di dominus, fa incidere una lapide che viene ritrovata proprio nella regione della catacomba dov’è il cubicolo n. 58, quello con l’affresco dedicato all’apostolo Pietro, in un’area cimiteriale di 3 ettari… sembra proprio un volersi arrampicare sui vetri. L’ipotesi alternativa, da noi proposta, è che si tratta proprio di una lapide commemorativa della deposizione dell’apostolo Pietro, come il quadro dei dati sin qui discussi sembra indicare».

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