Tommaso Buscetta è considerato ancora oggi uno dei più grandi pentiti di Cosa Nostra. Le sue parole hanno permesso a Giovanni Falcone di accendere le luci sulla mafia e le sue dinamiche, i suoi sotterranei e accoliti. “Per me era come un orgasmo sentire le sue analisi“, ha detto Buscetta a M di Michele Santoro qualche tempo fa, “il solo che mi capiva”. Il primo incontro è avvenuto a Brasilia, “Lui aveva preparato una lista di domande ma la regola era che me le poteva rivolgere il giudice brasiliano”. Solo che il pentito ha deciso di rivolgersi direttamente al magistrato, che in quel momento ha compreso di avere di fronte un collaboratore di giustizia. “Una volta ero rimasto senza sigarette e il dottor Falcone mi ha dato il suo pacchetto”, ha aggiunto, “io lo ringraziai. E gli dissi ‘L’ho accettato perchè era un pacchetto aperto, ma una stecca, qualche pacchetto intero io non l’avrei accettato perchè avrebbe voluto dire che lei voleva umiliarmi’“.



Tommaso Buscetta ha parlato anche della sua conoscenza con Gaetano Badalamenti e Stefano Bontade, quest’ultimo quando aveva circa 10 anni. “Fu Totò Riina a farlo ammazzare”, ha sottolineato, “i cugini Salvo erano quelli che controllavano le esattorie e riscuotevano le tasse. Erano uomini d’onore della provincia di Trapani”. Il pentito ricorda perfettamente di come i mafiosi gli hanno parlato di Giulio Andreotti, che secondo la sua versione dei fatti sarebbe salito al potere politico proprio per agevolare dall’interno Cosa Nostra. Oggi, domenica 31 maggio 2020, l’intervista di Tommaso Buscetta sarà al centro della puntata di Rai3 per Enzo Biagi, in onda a partire dalle 13. In particolare si parlerà della Cupola, lungo tre interviste. L’ultima nel ’92, dopo la morte di Borsellino e Falcone. Clicca qui per guardare il video di Tommaso Buscetta.



Tommaso Buscetta, “Io disinteressato a insegnare mafia”

Tommaso Buscetta si è sentito incastrato in Cosa Nostra: non si può tornare indietro dopo il giuramento. Così ha detto a Enzo Biagi in una delle interviste del passato. “A me conveniva stare dentro”, ha sottolineato, “e difatti non sono mai diventato il grande capo che si aspettavano tutti, proprio perchè io ero disinteressato a insegnare a qualcuno che cosa fosse la mafia”. Buscetta è sempre stato un mafioso sui generis, anche se è sempre stato definito il Boss dei due mondi. Chiamarlo pentito è sbagliato: non ha mai tradito le vere origini della mafia, ma non ne ha accettato l’evoluzione vissuta nel corso degli anni. Soprattutto quando si è rotta la tregua fra famiglie ed è iniziata la guerra fra mafie. Fra vecchia guardia e nuova leva: la prima ben lontana dal colpire le autorità, la seconda più propensa a colpire il potere dello Stato. Riina per Buscetta è sempre stata una iena, come ha riferito a Eugenio Scalfari e Giuseppe D’Avanzo in passato. Un nemico giurato, non solo pubblico, ma anche il suo personale. Con lui ha sempre avuto un conto aperto, per via dell’omicidio dei due figli avvenuto per mano dei corleonesi.



“Ve lo dico io che cosa accadrà in questo paese nelle prossime settimane, nei prossimi mesi. Colpiranno innanzi tutto i pentiti, tenteranno di distruggere la loro credibilità”, ha detto all’epoca, sicuro che Cosa Nostra si sarebbe mobilitata ancora una volta per colpire lo Stato e i suoi collaboratori. “In questi giorni è sotto gli occhi di tutti”, ha aggiunto, “il pentito si decide a verbalizzare e quel verbale finisce sui giornali prima che l’indagine abbia inizio. Ma vi sembra legittimo che si conoscano le dichiarazioni di Gaspare Mutolo prima che ci sia un solo arresto? E questa è soltanto una delle possibilità”. Per Buscetta, il pentito non si sarebbe mai potuto limitare a dire ciò che sapeva per conoscenza diretta, ma anche per vie indirette. La divulgazione delle informazioni avrebbe reso poi possibile la cancellazione di entrambe. “Con il bel risultato di fare un unico calderone dove a rimetterci è soltanto il pentito, a rimetterci sarà la lotta alla mafia“, ha detto ancora.

Video, l’intervista a Tommaso Buscetta