Carlo Urbani, il medico eroe della Sars che per primo riconobbe la malattia virale riuscendo a contenerla il contagio ma finì per morirne, aveva 3 figli: Tommaso, Luca e Maddalena. Di quest’ultima si è purtroppo parlato pochi mesi fa: la ragazza è infatti morta ad appena 21 anni per overdose di droghe. Il suo corpo senza vita è stato rinvenuto nell’appartamento di un 62enne in zona Cassia, a Roma. L’uomo è stato arrestato dai poliziotti della Squadra Mobile di Roma e del commissariato Flaminio.
Sentita anche un’amica di Maddalena Urbani: presenta nell’abitazione. Tra le ipotesi passate al vaglio dagli inquirenti quella che la figlia di Carlo Urbani sia stata lasciata agonizzante per ore prima di intervenire chiamando i soccorsi. Un ritardo che potrebbe essere costato la vita della ragazza, descritta dal fratello Luca come “una persona socievole” verso cui “era impossibile non affezionarsi”. “Al contrario di ciò che si può pensare – ha chiarito Luca Urbani – mia sorella non aveva dipendenze, stava solo affrontando un periodo complesso. Se passi un momento negativo, è comunque difficile non cadere in trappola, soprattutto se si lavora e abita in un ambiente lontano da casa”.
TOMMASO, LUCA E MADDALENA, FIGLI CARLO URBANI
Impegnato sul fronte umanitario con Medici Senza Fontiere come il papà è il primogenito di Carlo Urbani, Tommaso. Il giovane, 34 anni, è stato intervistato nel pieno della seconda ondata dal Corriere della Sera. In quell’occasione, il figlio ha risposto con modestia alla domanda se sia stata proposta la causa di beatificazione per il padre: “Mio padre ha svolto il suo lavoro di medico fino alla fine e credeva in determinati valori.
E mia madre, io e o miei fratelli Luca e Maddalena, 25 e 20 anni, non abbiamo rimorsi né rimpianti: abbiamo vissuto pienamente la nostra vita insieme a lui. Credo che se nel 2003 non ci fosse stata l’esperienza della SARS e quello che poi è divenuto il Protocollo Urbani le perdite oggi sarebbero ancora maggiori, sarebbero catastrofiche. Posso dire che le misure attuali sono condivisibili, che bisogna circoscrivere i focolai d’infezione come ha fatto a suo tempo mio padre.