Tra i casi di cui si parlerà questa sera – in seconda serata su Rai 3 – nella nuova puntata di ‘Magistrati’ ci sarà anche il famosissimo caso del tragico rapimento di Tommaso Onofri che per 30 lunghi giorni tenne gli italiani incollati agli schermi televisivi per scoprire cosa fosse successo al bimbo di appena 17 mesi di vita strappato dal focolaio domestico; tutto almeno fino all’amara scoperta di una verità che – in fin dei conti – tutti davano già per scontata nei giorni successivi al rapimento, con il ritrovamento del corpo senza vita di Tommaso Onofri abbandonato sotto pochi centimetri di terra in una discarica di materiali edili.
Ma per capire (e ricordare) nel dettaglio cosa sia successo a Tommaso Onofri dobbiamo necessariamente partire da quella normalissima sera del 2 marzo del 2006 quando nel casolare di proprietà della famiglia Onofri salto improvvisamente la luce: nell’arco di pochi minuti due uomini con il volto coperto fecero irruzione e dopo aver puntato la pistola contro il piccolo Tommy intimarono ai genitori di consegnargli tutti i loro averi – circa 150 euro – prima di lasciarli con il volto rivolto verso il terreno e allontanarsi di corsa con il bambino tra le braccia.
Cos’è successo al piccolo Tommaso Onofri: dalla pista sulla prostituzione, alla realtà dietro al rapimento
Fin da subito i genitori di Tommaso Onofri denunciarono l’accaduto, lanciandosi in una serie di appelli televisivi affinché – oltre all’ovvia richiesta che il piccolo gli venisse riconsegnato – i rapitori gli somministrassero nel frattempo la cure necessarie per tenere a bada la sua epilessia: fin da subito si pensò ad un rapimento a fini estorsivi nonostante la famiglia non fosse certamente benestante, ma mentre i giorni passavano e i rapinatori non si facevano sentire per le attese richieste di riscatto; la realtà iniziava a farsi strade nella mente della famiglia, degli spettatori e degli inquirenti.
Approfondendo le indagini sul caso di Tommaso Onofri, gli inquirenti scoprirono il singolare retroscena di una proprietà del padre del piccolo nella quale venne trovato un pc pieno di immagini pedopornografiche: per un breve periodo si pensò che dietro al rapimento ci potesse essere un qualche giro di prostituzione infantile, ma la pista fu accantonata per la completa assenza di prove e – successivamente – il padre condannato a 6 mesi di reclusione per il possesso dei file incriminanti.
Dopo questa parentesi, grazie ad un’impronta rilevata a casa di Tommaso Onofri si riuscì a risalire alla figura di Salvatore Raimondi, mentre vennero anche fermati Mario Alessi, Pasquale Barbera e Antonella Conserva (compagna di Alessi): il primo dopo qualche ora confessò – incolpando il secondo che ha sua volta incolpò il compare – l’omicidio del piccolo, raccontando che l’intento era quello di chiedere un riscatto alla famiglia e che il bimbo era stato fatalmente ucciso perché “dava fastidio“. Il corpo fu rinvenuto e la coppia Raimondi-Alessi condannata all’ergastolo, mentre la ‘carceriera’ Conserva a 24 anni e Barbera prosciolto.