SALVATORE RAIMONDI PUÒ USCIRE DAL CARCERE PER LAVORO
L’uomo condannato per il rapimento di Tommaso Onofri può uscire dal carcere: Salvatore Raimondi, infatti, ha ottenuto la semilibertà. Quindi, può uscire dal carcere dove è detenuto, che è quello di Forlì, al mattino per lavorare come magazziniere. L’uomo, che ha ricevuto la pena di 20 anni di carcere, ne ha già scontati 16 e mezzo, ma non è tornato in libertà, in quanto sei anni fa è stato condannato per un’altra vicenda: si sono aggiunti 3 anni e mezzo di carcere perché è stato riconosciuto colpevole di estorsione ai danni di un altro detenuto.
La notizia della semilibertà non è stata ben accolta dalla famiglia del piccolo Tommy, che aveva solo 18 mesi quando venne rapito: «Provo una profonda amarezza quando sento parlare di permessi, sconti o semilibertà. Questa non è giustizia, è ingiustizia», ha dichiarato Paola Pellinghelli, mamma del piccolo Tommy, le cui parole sono state riportate dall’Ansa.
TOMMASO ONOFRI, IL RAPIMENTO E L’UCCISIONE A BADILATE
Il rapimento avvenne il 2 marzo 2006, quando di sera Salvatore Raimondi con Mario Alessi irruppe nella villetta della famiglia a Casalbaroncolo, dove il secondo aveva effettuato alcuni lavori, strappando il bambino dal seggiolone.
I due prima causarono un blackout, poi bloccarono il padre del bambino, Paolo Onofri, che era uscito a controllare il contatore elettrico, quindi legarono anche la moglie e l’altro figlio, fuggendo con 150 euro e il piccolo Tommy. In base a quanto stabilito dai giudici, il bambino fu ucciso a badilate perché disturbato dal fatto che piangesse troppo forte, seppellito sull’argine di un torrente, dove venne ritrovato un mese dopo, quando confessarono l’omicidio.
ITALIA IN CHOC PER IL TERRIBILE DELITTO
Quella vicenda non solo sconvolse l’Italia intera, che sperava nel ritrovamento in vita del bambino, ma distrusse la famiglia Onofri, con il papà colto da un infarto tempo dopo e rimasto per anni in stato vegetativo prima di morire.
I giudici diedero credito alla versione di Salvatore Raimondi, che prese il bambino dal seggiolone, lasciando una impronta sul nastro adesivo con cui fu legata la famiglia, mentre a uccidere il bambino è stato Mario Alessi, che per questo è stato condannato all’ergastolo. Invece, Antonella Conserva, che all’epoca dei fatti era legata sentimentalmente ad Alessi, sta scontando la condanna a 24 anni di reclusione.