Tommaso Paradiso è intervenuto ai microfoni del “Corriere della Sera”, sulle cui colonne ha raccontato il suo nuovo doppio inizio di carriera: a 38 anni è in arrivo il primo album solista “Space Cowboy” e sarà presto nelle sale il primo film da regista “Sulle nuvole” (26-28 aprile). Il primo pensiero, Paradiso lo riserva al suo passato con la band “Thegiornalisti“: “Non vorrei che si scatenassero gli avvocati, ma alla fine cambia solo il nome. Anche allora, come adesso, i dischi li facevo da solo assieme al produttore”.



Nella sua pellicola si parla di un cantante caduto in disgrazia e interpretato da Marco Cocci: “Io e lui abbiamo in comune l’eccesso, il vivere tutto al massimo, drammi e gioie, la paura del palco, il piacere del vino… Spero di non fare la sua fine, lui ha una vita travagliata. Era una storia che doveva essere raccontata al cinema, una canzone non sarebbe bastata. Il cinema è la mia vera passione, ma nelle canzoni ci metto il mio mondo. Alla fine preferisco un tour sold out negli stadi che un Oscar”.



TOMMASO PARADISO: “IL GIUDIZIO COSTANTE DEGLI HATERS È PESANTISSIMO”

Nel prosieguo del suo intervento sul CorSera, Tommaso Paradiso ha spiegato che il suo nuovo album non racconta la pandemia, ma le riflessioni di quei momenti: “La malinconia è fondatrice della produzione artistica. Il cervello rilascia sostanze che creano quella sensazione esattamente al centro fra tristezza e felicità, ma, come nei quadri di Magritte, nelle mie canzoni c’è sempre una luce in fondo. Il Covid ci ha costretto a cambiare regole e nel marasma di canzoni scritte ho dovuto fare una scelta. A parte questo, se sei un hit maker te ne frega meno del disco, però da cantautore so che il pubblico vuole vedere dentro di me anche attraverso brani più personali che non saranno mai i singoli”.

Al Festival di Sanremo, Tommaso Paradiso non intende partecipare: “Non capisco perché girasse il mio nome. Non parteciperò mai a una gara canora. Essendo il festival della canzone e non The Voice, si dovrebbe valutare il brano. Magari per colpa di un’interpretazione incerta si perde un grande brano. Se allora uno volesse fare playback bisognerebbe lasciarlo fare. Il costante giudizio degli haters è pesantissimo”.