Definire chi sia più forte tra due calciatori è sempre un’impresa ardua: diciamolo subito allora, secondo l’umile parere di chi scrive un confronto è sempre molto complesso. A meno che non si parli di, poniamo, Lionel Messi e una riserva di una squadra di quarta divisione (con tutto il possibile rispetto, beninteso) – ma il paragone sarebbe anche abbastanza inutile – capire chi tra due giocatori possa essere “più forte”, in senso assoluto, è complesso. I motivi sono molteplici, anche quando si tratti dello stesso ruolo: in uno sport di squadra ci sono meccanismi di gruppo e contesto che non possono non far parte dell’insieme. Un tipo di gioco che ti sfavorisca, un allenatore che ti veda meno o ti faccia giocare in un ruolo non esattamente nelle tue corde, la situazione stessa del club, la tua condizione personale a livello fisico e mentale: il pacchetto è questo, si tratta di prendere o lasciare perchè, quando si parla di sport, sono fattori da prendere in considerazione.



Dunque: rispondere alla domanda su chi sia più forte tra Arthur Melo e Sandro Tonali non si può, con buona pace di tutti. Ricordate per esempio il Diego Ribas da Cunha che sbarcò alla Juventus? O il Fernando Torres che si vide al Milan? Giocatori che in passato erano stati straordinari (nel caso del Nino anche di più), ma che nella loro versione italiana delusero le aspettative, e durarono pochissimo. A giudicare adesso, si dice che Diego fu un flop e Torres un madornale errore; la realtà è che furono entrambi salutati come grandi colpi (in particolar modo quello del brasiliano, perché la Juventus dell’epoca non poteva ancora permettersi troppi campioni), ma che poi il campo disse altro. Simone Pepe, per citare un bianconero che avrebbe avuto un impatto straordinario sul primo scudetto di Antonio Conte, era più forte di Diego in senso assoluto? Certamente no, ma era il tipo di giocatore che serviva al tecnico salentino, e che inserito nel contesto fece la differenza.



TONALI VS ARTHUR MELO

Ecco: ora, si parla di un Arthur Melo che avrebbe trovato l’accordo con la Juventus e che sarebbe in orbita bianconera per 80 milioni di euro (operazione forse slegata dal passaggio di Miralem Pjanic al Barcellona) e di un Sandro Tonali che avrebbe accettato la proposta dell’Inter, la quale ora dovrà sborsare una cifra vicina a 50 milioni per convincere Massimo Cellino e il Brescia. Con l’avvento di Conte in nerazzurro, il grande duello si è rinverdito e lo si vede anche in sede di calciomercato: e dunque, quale delle due squadre farebbe l’affare migliore? Al momento, appunto, rispondere è impossibile: intanto Tonali è un classe 2000, verosimilmente potrebbe avere qualche stagione di apprendistato in più rispetto ad Arthur che, pur giovane, è un 1996. I due giocatori, questo possiamo pacificamente ammetterlo, si somigliano per caratteristiche: entrambi sono degli interni di centrocampo con la possibilità di operare in cabina di regia, che è quello che fanno ora ma in contesti diversi.



ARTHUR STUDIA “DA XAVI”

Nei piani del Barcellona, Arthur Melo sarebbe dovuto essere il sostituto di Xavi: già dirla così mette un’enorme pressione, perché trovare uno capace di ricalcare le orme dell’ex numero 6 è prettamente impossibile. Per di più il brasiliano, acquistato dal Gremio, ha scelto il numero 8 mettendosi lui stesso a confronto con un certo Andrés Iniesta, uno che dalle parti del Camp Nou ha forse anche più considerazione di Leo Messi; le premesse insomma non erano affatto semplici. Arthur però ha saputo fare il suo, senza mai esplodere: il Barcellona, fin dall’avvento di Johan Cruyff che spostò in quel ruolo José Mari Bakero (e a volte Pep Guardiola), è solito giocare con un playmaker sul centrodestra, lasciando invece il centro della mediana al primo vero regista. Sergio Busquets è un metronomo: tocchi rapidi e corti, non il lancio lungo ma la distribuzione della manovra per trovare sempre il compagno meglio piazzato. Da lì, serve l’inventiva: Xavi era capace di pescarti a occhi chiusi tra due linee avversarie a 40 metri, Arthur questo non l’ha ancora mostrato ma sta studiando in quel senso, al momento però segna ancora pochino (4 gol in 69 partite blaugrana) e spesso e volentieri Quique Setién (ma già prima Ernesto Valverde) non lo fa partire titolare.

TONALI INTOCCABILE NEL BRESCIA

Tonali nel Brescia è un intoccabile: Roberto Boscaglia (che lo ha lanciato, insieme a Pasquale Marino), Eugenio Corini – che lo ha fatto affermare – e gli allenatori che sono venuti dopo (in questo momento Diego Lopez) gli hanno affidato le chiavi del centrocampo, ed è pacifico dire che il ragazzo sia cresciuto con un accostamento inesatto. Per squadra giovanile e somiglianza fisica, di Tonali si è sempre detto che fosse il nuovo Andrea Pirlo: in realtà, oggi sono più o meno tutti concordi nel dire che si tratti di due centrocampisti differenti, e che la classe del Maestro non sia il principale spunto sul tema. Certo l’attuale numero 4 del Brescia può fare il playmaker come sta facendo, ha un piede educatissimo e sa lanciare; però sembra più una mezzala di raccordo, per intenderci una sorta di Miralem Pjanic che, quando può giocare tenendo uniti i reparti e recuperare palla per giostrarla subito al compagno, si trova a suo agio. I gol di Tonali sono 6, in 78 partite da professionista: anche sui numeri siamo davvero vicini, e dunque è ancora più complesso dire chi possa fare l’affare migliore.

ARTHUR VS TONALI: COME SI INSERIREBBERO?

Ora, non potendo fare un confronto in termini assoluti sulla bontà dei due giocatori, possiamo sicuramente ragionare sull’inserimento dei due calciatori nelle rispettive squadre. Anche qui, va anticipato: ne parliamo a bocce ferme, senza sapere se ci sarà qualche altro colpo di calciomercato nel loro reparto. Arthur Melo potrebbe realmente essere la mezzala giusta per Maurizio Sarri: piedi buoni, orientamento a giocare a pochi tocchi, qualità nei passaggi, inserimenti nell’area avversaria anche se non è certo quello il must. Possiamo immaginarcelo al fianco di un regista (per ora Rodrigo Bentancur) con un interno di rottura (del tipo di Blaise Matuidi, non necessariamente lui), sarebbe invece sbagliato metterlo al centro della linea e fargli fare il metronomo “alla Jorginho”, perché il brasiliano si saprebbe adattare ma giocherebbe fuori ruolo, e dunque sarebbe un altro giocatore non messo nelle giuste condizioni.

Tonali all’Inter troverebbe concorrenza: solo un anno fa la società nerazzurra ha investito su Stefano Sensi e Nicolò Barella, come lui giovani italiani che nei piani di Conte erano degli intoccabili. Poi l’ex Sassuolo si è infortunato e la storia è cambiata; certamente il centrocampista del Brescia andrebbe ad aumentare esponenzialmente la qualità della mediana, nel caso di una partenza di Marcelo Brozovic il regista sarebbe lui ma l’Inter rischierebbe di trovarsi senza un vero creatore di gioco, con tante mezzali di qualità (e inserimento, come Sensi e Barella) ma scevra del programmatore. A meno che non resti il croato, punto fermo di Conte: a quel punto però Tonali, considerata anche la presenza di Christian Eriksen, non potrebbe pensare di avere subito una maglia da titolare. L’Inter spenderebbe almeno 30 milioni in meno per un giocatore di quattro anni più giovane, e con un ingaggio attualmente più basso: economicamente i nerazzurri farebbero un affare migliore, ma queste cose vanno valutate nel tempo…