Toni Capuozzo, inviato di guerra ed ex vicedirettore del Tg5, esperto di crisi e conflitti internazionali, sulle pagine de La Verità parla della situazione in Medio Oriente ma anche della guerra ancora in corso, ormai da due anni, tra Ucraina e Russia. Secondo l’esperto, “il punto è che siamo tornati a fare i conti con la realtà. La realtà è che l’arma atomica, tranne quando venne utilizzata per la prima volta, cioè alla fine del secondo conflitto mondiale, è un’arma di deterrenza. E quindi ricordare che nel proprio arsenale si ha un’arma nucleare è ovviamente qualcosa di minaccioso e che fa venire i brividi, ma è il lavoro che fa l’arma nucleare. E bisogna tenerlo presente quando si parla di “riportare i confini dell’Ucraina a quelli del 1991””. Capuozzo crede che la Russia “non accetterebbe una sconfitta di quelle dimensioni. E pur di non accettare una sconfitta di quelle dimensioni, non si può escludere a priori il ricorso all’arma nucleare”.



L’errore dell’Occidente, secondo l’inviato di guerra è stato che la “posizione dell’Europa si è incollata su quella ucraina. Si ripete che è Kiev a decidere come si debba uscire dal conflitto, e per l’Ucraina l’unica uscita è la vittoria. Kiev ha dimostrato di non essere in grado di farcela da sola, e questo pone drasticamente in risalto il fatto che non abbiamo un piano B. L’Ucraina non ha mai avuto un piano B realistico. Solo “vittoria o morte””. L’unica soluzione, a detta del giornalista, sarebbe “negoziare un cessate il fuoco, mica una pace in cui i nemici si abbracciano, ovviamente. Dovrebbe essere l’Europa a dire all’Ucraina di accontentarsi di questo, magari in cambio di una scorciatoia per l’ingresso nell’Unione europea, o un accordo che garantisca la sicurezza dell’Ucraina. Restando realisti”.



Toni Capuozzo: “Israele mai così isolato”

Secondo Toni Capuozzo “l’Europa sta giocando con la vita degli ucraini. Che, certo, sono padroni del loro destino. Ma credo sia già evidente oggi che sono a corto di uomini. Per quante armi tu possa dar loro, hanno bisogno di uomini. E ora stanno raschiando il fondo del barile. È passato il primo momento dell’entusiasmo patriottico, in cui i più nazionalisti sono corsi alle armi”. Passando invece al Medio Oriente, l’esperto sulle pagine della Verità afferma che “Israele non è mai stato così isolato dal punto di vista del giudizio politico. Però gli Usa non gli hanno mai fatto mancare l’appoggio decisivo. Diciamo che è una guerra psicologica tra Netanyahu e Washington. Ma credo che Netanyahu sia incoraggiato a tenere duro, sia dal sostegno della popolazione, che è evidentemente ferita dall’orrore del 7 ottobre e non vuole sentire parlare di negoziati con Hamas, se non per la liberazione degli ostaggi, sia dalla speranza che vinca Donald Trump a novembre”.



Per Capuozzo “sono necessari cambiamenti politici vistosi. In Israele un altro tipo di maggioranza, tra i palestinesi la fine di Hamas e il fatto che l’Autorità palestinese o qualcun altro, disponibile a negoziare, a trattare, a spendere i soldi nel costruire case, non nel procurarsi razzi, prenda il posto di Hamas”. Oggi la soluzione dei due Stati è “un’utopia. Richiederebbe dei muri di separazione alti, però se posso esprimere un sogno è che ci sia una minoranza ebrea nella Palestina liberata che goda gli stessi diritti di cui gode la minoranza araba in Israele. Gli arabi israeliani votano, hanno partiti, hanno parlamentari, vivono, lavorano, vengono curati, pagano le tasse in Israele. Sono esattamente come i cittadini israeliani, anche se ovviamente si riconoscono con meno intensità nella stella di Davide, ma hanno i diritti degli altri. Penso che potremmo sognare la coesistenza di minoranze, sarebbe educativo per la Palestina fare i conti con la minoranza israeliana“.