Toni Capuozzo è intervenuto ai microfoni di “Controcorrente”, trasmissione di Rete 4 condotta da Veronica Gentili, con particolare riferimento alla puntata andata in onda sul canale Mediaset nella serata di domenica 24 ottobre 2021. Il giornalista ha affrontato l’argomento, sempre delicato, dell’immigrazione, esternando un’opinione netta a tal proposito: “O l’intera classe politica – non si tratta di Centrodestra o di Centrosinistra – capisce che la questione va portata sui binari della legalità e della sostenibilità, oppure avremo sempre porte aperte, ma dietro le porte non ci sarà niente, se non gente che raccoglie i pomodori e dorme con altri 40 in una singola stanza”.
Capuozzo ha poi evidenziato che “se crolla l’Afghanistan, ci ritroviamo migliaia di persone ai bordi di questa Europa, i cui singoli Stati sono tutti sovranisti”. E, a proposito dei casi di cronaca del passato connessi ai migranti, l’opinionista ha posto alcuni quesiti: “Perché una nave spagnola che soccorre i migranti non li porta in Spagna ma in Italia? Perché Carola Rackete salva la gente ma la Germania non la accoglie?”.
TONI CAPUOZZO: “SE FOSSI SALVINI…”
Nel prosieguo di “Controcorrente”, Toni Capuozzo ha affermato che, a suo dire, il leader della Lega Matteo Salvini “cerca incidenti di percorso, li vuole proprio, in quanto ha il timore di essere oscurato o di perdere contorni ben definiti nella grande alleanza attorno a Draghi. Mi sembrano tutte occasioni per alzare il braccio in platea e farsi sentire, dire la sua. Se io fossi in lui, scritturerei Richard Gere. Si tratta di un asso nella manica, in quanto ogni italiano normale si domanda cosa sappia quest’attore dei nostri problemi”.
Infine, una battuta sull’ipotesi circolata in queste ore che, sull’onda dell’entusiasmo generato a livello politico da Mario Draghi, si riformi una formazione di Centro: “Credo che gli italiani di Destra o di Sinistra sentano bisogno di responsabilità, programmazione, pragmatismo. Stiamo forse uscendo da una pandemia lunga, che ha stremato il Paese e che spesso è stata affrontata come se si trattasse di una campagna elettorale. Perché piace Mario Draghi? Perché non incarna l’urlo ma la voglia di decidere con pragmatismo e lucidità”.