La guerra in Ucraina va avanti da un anno e mezzo e nelle ultime settimane non sono mancati i colpi di scena. Su tutti, la rottura – poi ricomposta – tra Mosca e Wagner. Ma Putin ne è uscito tutt’altro che indebolito, ha spiegato Toni Capuozzo a La Verità: “Ha avuto ragione di un pronunciamento militare, di ispirazione sudamericana, in poche ore e in maniera pulita, senza spargere sangue e con l’esilio del capo dei ribelli. La descrizione di un Putin indebolito fa comodo a una certa opinione pubblica occidentale, che preferisce nascondere sotto al tappeto la polvere di una controffensiva che non ha ancora portato i frutti sperati”.



Toni Capuozzo ha sottolineato che nonostante il supporto di circa 40 Paesi, Kiev si è ripresa appena 114 chilometri quadrati di terra, mentre la Russia e gli indipendentisti ne controllano circa 100 mila: “Putin è sicuramente più forte all’interno del suo Paese e il bagno di folla in Daghestan, al netto della propaganda, lo testimonia”. Poi il giornalista si è soffermato sulla “Marcia della Giustizia” della Wagner: “Che cosa è stata? Un gesto disperato di Prigozhin, una corsa contro il tempo per evitare che la Wagner gli venisse sottratta”.



Il parere di Toni Capuozzo

Toni Capuozzo ha poi parlato del punto di vista americano e ha sottolineato che l’intelligence americana ha temuto come una iattura la caduta di Putin: “Sanno benissimo che non ha senso parlare di una vittoria della guerra da parte dell’Ucraina e che sarebbe auspicabile un arrangiamento pragmatico. E non perchè sono dei putiniani, ma perchè sono consapevoli che gli investimenti politici ed economici che sono stati fatti per questo conflitto rischiano di rivelarsi fallimentari”. Per il celebre cronista l’Occidente ha sbagliato a non aver trattato la guerra in Ucraina per quello che è, ossia un conflitto regionale: “Si è diffusa l’idea che l’Ucraina sia la trincea della democrazia in Europa, che Kiev combatta anche per noi. E se non dovessero vincere, la democrazia europea fallirebbe? Negli Stati Uniti, dove hanno investito miliardi di dollari sull’Ucraina, il tema è molto sentito e mette a dura prova la leadership presidenziale”. In altri termini per Toni Capuozzo sembra che non ci sia un piano B e si tratta di un problema che ci si trascina da tempo: “Le analisi sul fallito piano di Prigozhin o le preoccupazioni per un ipotetico sabotaggio della centrale nucleare di Zaporizhzhia sono un diversivo per non affrontare il punto principale: la controffensiva ucraina è destinata a vincere e a ricacciare i russi indietro in tempi ragionevoli oppure no? E se ciò non avvenisse, che cosa faranno? Continueranno a inviare armi e soldi a oltranza?”.

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