Tutto pronto per l’edizione 2022 dei prestigiosi David di Donatello, la versione nostrana dei Premi Oscar e che pere il suo 67esimo appuntamento, trasmesso in diretta tv dagli studi di Cinecittà a Roma, vedrà tra i protagonisti ancora una volta Toni Servillo. Infatti il 62enne attore originario di Afragola concorrerà ancora una volta per il premio quale Miglior Attore Protagonista: pokerissimo in vista per l’attore ‘feticcio’ e oramai storico sodale di Paolo Sorrentino, dato che il diretto interessato aveva già trionfato in ben quattro occasioni?



Pur essendo ancora lontano dal record di Vittorio Gassman e Alberto Sordi, premiati per ben sette volte nel corso della loro carriera col David di Donatello, Toni Servillo oggi è comunque già di diritto tra i grandi del cinema italiano e della kermesse, dopo essere stato nominato miglior attore quattro volte: la prima nel lontano 2005 con “Le conseguenze dell’amore”, diretto proprio da Sorrentino, poi nel 2008 con “La ragazza del lago” di Andrea Molaioli, ancora nel 2009 con “Il divo” e infine nel 2014 per la sua interpretazione ne “La grande bellezza” e che era valsa al film, nella vera e propria messe di premi a livello italiano e internazionale, anche l’Oscar quale Migliore Film Straniero.



TONI SERVILLO, MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA AI DAVID DI DONATELLO CON “QUI RIDO IO”?

Questa volta l’attore e regista teatrale afragolese (che nella categoria dei David di cui sopra vanta anche altre cinque nomination) concorre per il suo ruolo nei panni del conterraneo commediografo Eduardo Scarpetta nel film “Qui rido io” di Mario Martone del 2021, un’opera ambiziosa che fa rivivere la Napoli da “Belle Epoque” di inizio Novecento e su cui si staglia la grande e temuta figura di una delle più importanti figure del teatro contemporaneo nonché capostipite della dinastia teatrale degli Scarpetta-De Filippo. Presentato anche a Venezia nel corso della 78esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, “Qui rido io” a detta della critica consente a Servillo di sfoderare una parte rimarchevole in uno di quei ruoli ‘larger than life’ che oramai gli sono consoni: “Ho immaginato Scarpetta come un predatore della vita, un animale: gli animali predano non a caso ma tracciano dei contorni all’interno dei quali stabiliscono la loro caccia” aveva raccontato l’attore, accennando alla brama di vivere di Eduardo.

Un uomo che, a detta di Servillo, bramava non solo il teatro e i testi, ma anche le donne e tutto il resto “in uno scambio straordinario di vita e palcoscenico e viceversa”: insomma, una parte che ha consentito all’attore, e a Martone, di mostrare come nella vicenda terrena di Scarpetta sovente le tende dei salotti si mescolassero con le quinte del teatro. Un ruolo, inoltre, che secondo il diretto interessato è stato alla stregua di un regalo: “Con Mario siamo stati una famiglia teatrale, la possibilità di fare anche questo grande ritratto del teatro, di quanta vita è fatto il teatro e di quanto teatro c’è nella vita” aveva spiegato Servillo in quel di Venezia che, sempre a proposito della sua interpretazione di Scarpetta, durante una intervista a “il Foglio” aveva ammesso che “interpretando Eduardo ho capito che la solitudine va coltivata”.