Non chiamateli “i Tonno” perché loro sono “Tonno”, band fiorentina che si definisce “punk bamboccio”. Cosa voglia dire lo sanno solo loro, così come il fatto che si definiscano ex tribut band degli inesistenti Zaino. E se pensate che siano satanisti perché il loro logo è una croce al contrario, sbagliate: è la “T” di Tonno. Però è vero che hanno a che fare con il satanismo, dicono, quello kawaii per l’esattezza. In Giappone a partire dall’inizio degli anni ottanta il termine indica una serie di personaggi fittizi di manga, anime, videogiochi o altro, e gli oggetti loro collegati all’interno del contesto della cultura giapponese. Insomma i Tonno sono un gran casino. Dallo scorso 13 marzo è disponibile il loro brano, Quando ero satanista tanto per rimanere in tema, e da oggi il relativo videoclip. Girato prima del lockdown nelle strade della loro Firenze, racconta la storia surreale di un giovane che ha come amico il diavolo, i due girano per la città sbronzandosi e vomitando.
A FIRENZE CON IL DIAVOLO
Un ex membro dei Serranda, band grunge immaginata (o forse no?), evoca l’anima di un suo compagno di gruppo morto in tragiche circostanze per fare pace con il passato un’ultima volta. In una Firenze autobiografica per Tonno, che ha scritto la sceneggiatura insieme al regista Lorenzo Arrigoni, riti satanici maldestri, telefonate dagli inferi e piatti di carbonara dipingono la versione reale dei disegnini a sfondo ciano di cui il profilo Instagram della band è cosparso. È proprio attraverso un misto di leggerezza e dramma che le immagini completano la canzone e le sue parole. Così la spiegano loro: “L’idea era: una storia di amicizia ma uno dei due è Satana. Per noi la cosa importante era fare un video satanic kawaii che fosse sia una ghiozzata al limite del trash sia una cosa a tinte pastello e nostalgica per cuori di boyscout. Poi ci siamo divertiti a coinvolgere amici che sembrano usciti fuori dai nostri disegnini, perfetti per i ruoli che gli abbiamo dato. Abbiamo anche avuto culo perché in pratica è un reportage degli ultimi giorni prima del lockdown, almeno siamo stati al luna park.”