L’ex primo ministro inglese Tony Blair e la sua organizzazione no profit sono finiti al centro di nuove accuse dopo il piccolo scandalo che li aveva coinvolti sul finire di agosto, quando un’inchiesta scoprì l’esistenza di alcuni fondi che l’Arabia Saudita aveva riconosciuto all’organizzazione in cambio di una consulenza. Ora, invece, a finire sotto la lente sono i rapporti con il regime autocratico del Bahrein, più volta criticato per la totale assenza di garanzia dei diritti umani ai propri cittadini, e con gli Emirati Arabi Uniti, coinvolti dal Tony Blair in un programma “di modernizzazione” nell’ambito del progetto Vision 2030 contro il cambiamento climatico.



Tony Blair: “Lavoriamo con il Bahrein per mitigare la crisi climatica”

Insomma, dopo gli scambi economici tra l’Arabia e l’organizzazione no profit di Tony Blair, è spuntata una nuova pista di fondi provenienti dal Bahrein e dagli Emirati Arabi Uniti. Nel secondo caso risulta che l’organizzazione abbia fornito consulenza “pro bono” in vista della Cop28, oltre ad altre consulenze a pagamento con lo stesso scopo. L’obiettivo era quello di “promuovere un cambiamento positivo“, come sottolineano alcuni vertici commentando le accuse di ricevere fondi dai regimi autoritari.



Per quanto riguarda, invece, i rapporti tra Tony Blair e il Bahrein, risulta che sia stato avviato un “programma di modernizzazione“, con l’obiettivo di aiutare il paese ad uscire dalla sua economia incentrata sul petrolio, a favore di una promozione al turismo interno. In tutti e tre i casi l’organizzazione non ha negato le accuse, sottolineando di lavorare attivamente con tutti e tre i regimi, nonostante le violazioni dei diritti dell’uomo (mai citate nei comunicati). L’organizzazione di Tony Blair, rispondendo alle accuse, ha spiegato che l’obiettivo è quello di “creare un futuro più resiliente e perseguire l’obiettivo del net zero a un ritmo realizzabile” anche e soprattutto per “i paesi esposti e vulnerabili agli impatti climatici negativi”. Sugli Emirati Arabi, invece, si è parlato solo di un non meglio precisato “lavoro retribuito” che non centrerebbe con le questioni climatiche.

Leggi anche

Arcivescovo di Canterbury si dimette: scandalo nella Chiesa anglicana/ “Era amico di un pedofilo...”