«Il voto in America ha dato una lezione a tutti, centrosinistra incluso. Che il populismo di destra non può essere battuto da un populismo di sinistra. Ma solo da un leader, come Joe Biden, che unisce»: parla così l’ex Primo Ministro inglese Tony Blair in una intervista “multipla” a diverse testate internazionali, tra cui Repubblica. Si dice entusiasta della vittoria dell’ex n.2 di Obama, ma avverte l’intera sinistra mondiale che la soluzione non può essere solo la demonizzazione del “populismo” di Trump e Bolsonaro, il rischio è infatti quello di creare un’ideologia opposta ma pur sempre ideologia. Quelle in America «sono state elezioni straordinarie in circostanze straordinarie. In una situazione più normale, non è chiaro quale sarebbe stato il risultato. La politica progressista deve ancora fare molta autoanalisi, perché non credo che ci siamo sbarazzati del populismo», spiega ancora l’ex leader del Labour Uk.
IL POPULISMO, LA SINISTRA E GLI USA SPACCATI
Il problema dei progressisti a livello mondiale – non solo negli Usa – è quella di identificare un “nemico” nel populismo diventando poi però a loro volta forze politiche “populiste”: «Sono state elezioni straordinarie in circostanze straordinarie. In una situazione più normale, non è chiaro quale sarebbe stato il risultato. La politica progressista deve ancora fare molta autoanalisi, perché non credo che ci siamo sbarazzati del populismo». La “soluzione” proposta da Blair è quella di costruire in primis una forte agenda di politica economica, per poter trarre subito vantaggio dai cambiamenti attuali (come la rivoluzione tecnologica): «allo stesso tempo cercare il terreno della concordia nelle questioni culturali che dividono la società. È in quest’ultima zona che la sinistra rischia di perdere terreno». Commentando ancora il voto americano, Tony Blair conclude con un’avvertenza: «la caduta di Trump non è la fine del populismo. I prossimi quattro anni saranno complicati e cruciali per gli Stati Uniti. L’America è spaccata. Sarà un grosso problema per Biden: avrà metà Congresso contro, oltre 71 milioni di persone hanno votato per Trump. E questa è stata un’elezione segnata dal Covid. Altrimenti, sarebbe stata ancora più incerta. Certo, Joe è l’uomo giusto, al posto giusto, al momento giusto. Ma la sfida che ha davanti è enorme».