È un quadro complesso quello costruito attorno alla misteriosa morte di Tony Drago, il caporale dell’esercito trovato senza vita in una caserma di Roma nel 2014. Sono tanti i punti da chiarire, come ha sottolineato la sorella Valentina a “La Vita in Diretta”: «Nella prima perizia non ci sono risposte, mancano elementi fondamentali come l’ora della morte e la temperatura del corpo, esami istologici e tossicologici. Oltre a questo, i periti nominati dal gip hanno stabilito che il corpo non poteva cadere a quella distanza e soprattutto in maniera così composta». Nonostante ciò è stata disposta l’archiviazione. A tal proposito, è intervenuta la criminologa Roberta Bruzzone, che insegnava proprio criminologia a Tony Drago, il quale voleva seguire le sue orme. «Ritengo inverosimile l’ipotesi del suicidio. Da quello che so gli elementi per andare a giudizio ci sono». Bruzzone lo ha poi descritto in qualità di insegnante: «Mi aveva fatto un sacco di domande perché era deciso a intraprendere questa carriera. Mi è parso stabile e strutturato, con un obiettivo chiaro. Mi chiese di fare una foto perché voleva fare la mia professione, investiva molto in quella direzione». Anche un’amica di Tony Drago non crede alla tesi del suicidio: «Lui mi chiamò con tono preoccupato, come se ci fosse un grosso problema, un segreto da nascondere. Io ero impegnata perché dovevo partire per Londra, lo avrei incontrato al mio ritorno. Non era depresso, i problemi personali legati alla sua compagna erano risolvibili. Non è stato un suicidio». La famiglia dunque non si arrende e continua a cercare la verità. Lo ha assicurato la sorella Valentina: «Spero di seguire le orme di Ilaria Cucchi». (agg. di Silvana Palazzo)
TONY DRAGO, MORTE MILITARE ARCHIVIATA COME SUICIDIO
Le indagini sulla morte del caporale siracusano Tony Drago sono state chiuse, ma la famiglia continua la sua battaglia per avere verità e giustizia. Con un’istanza si è rivolta infatti alla Corte europea per i diritti umani contro l’ordinanza choc del giudice per le indagini preliminari di Roma, Angela Gelardi, che ha deciso di archiviare il caso come suicidio perché «gli elementi racconti non possono ritenersi idonei a sostenere l’accusa in giudizio». Il giovane siracusano fu trovato morto il 6 luglio 2014 all’interno della caserma “Lancieri di Montebello” di Roma. Per la morte del militare erano indagate otto persone, tra ufficiali e soldati semplice. «Per noi questa sentenza è una vera e propria beffa. Il giudice per le indagini preliminari, di fatto, ha sconfessato gli stessi consulenti che aveva nominato», aveva commentato al Giornale di Sicilia Angelo Pappalardo, che per Tony Drago era come un padre. Ma dopo un primo momento di sconforto, la famiglia del militare ha deciso di riprendere la “battaglia”.
TONY DRAGO, PARLA LA SORELLA
Non si spegne il grido di giustizia della famiglia di Tony Drago, anzi riprende vigore anche attraverso le parole della sorella del mitra trovato morto in caserma a Roma. «La morte di mio fratello non è ancora un caso nazionale, ma confido nel fatto che lo diventerà negli anni, perché riguarda tutti i cittadini che desiderano libertà e uguaglianza di diritti, nel diritto», ha scritto nei giorni scorsi su Facebook. Lo ha fatto per la precisione il 25 aprile, una data non casuale perché anche lei vive una “Resistenza”. «La mia esistenza è diventata Resistenza a un potere opprimente, meschino, che prima mi ha portato via Tony, e per ora non gli ha reso verità né giustizia». Una resistenza non solo verbale, perché dopo la sentenza di archiviazione del gip del tribunale di Roma, la famiglia e l’avvocato non si arrendono e ricorrono alla Corte europea dei diritti dell’uomo per la violazione dell’articolo 2 che regola il diritto alla vita.