Dopo poco più di un anno da quella complicata notte che restituì una Torino martoriata, imbrattata ed estremamente silenziosa, sono state emesse le prime misure cautelari contro alcuni degli anarchici indagati per il corteo pro-Cospito e anti-41bis dello scorso 4 marzo: si tratta di un elenco di 19 nomi, mentre l’indagine ne conta ben 75 (con un precedente che non si era mai raggiunto in casi analoghi). Un numero certamente elevato, ma che è solamente una parte infinitesimale di quel migliaio di persone che si radunarono da ogni parte d’Italia e d’Europa nelle piazze di Torino, mettendole (letteralmente) a ‘ferro e fuoco’.
I 19 che sono stati raggiunti dalle prime misure, infatti, sono anarchici piuttosto noti nel torinese, ma anche residenti tra Milano, Roma, Livorno, Alessandria e Cuneo, svegliati ieri mattina presto dalle volanti degli agenti: tre tra questi sono finiti in manette e si trovano attualmente ai domiciliari, mentre sulle teste degli altri pende un divieto o un obbligo di dimora nella loro città. Gli altri 56 anarchici che hanno distrutto Torino durante il corteo pro-Cospito, invece, sono indagati per devastazione, violenza e lesioni a pubblico ufficiale.
Il corteo di anarchici pro-Cospito a Torino: bombe carta, bottiglie e incendi
Il bilancio di quella notte fu terribile, perché nonostante finirono in ospedale ‘solamente’ due agenti della polizia (di cui uno con una prognosi di 100 giorni), il corteo pro-Cospito produsse danni che sono stati stimati ad oltre 630mila euro. Era il 4 marzo e tutti si immaginavano che quella manifestazione sarebbe degenerata piuttosto rapidamente e così è stato: dopo un inizio piuttosto tranquillo, tra grida e canti di vario tipo, alcuni anonimi con il volto coperto hanno preso il controllo del cordone di anarchici di Torino, dando il via alla devastazione.
Nelle ore successive, infatti, la tensione è continuata a crescere, fino a quando i manifestanti non hanno iniziato a lanciare bombe carta contro gli agenti, unite a bottiglie, petardi e qualsiasi altro oggetto gli capitasse in mano. Dall’altra parte di quella che è diventata a tutti gli effetti una barricata, sono stati lanciati diversi fumogeni, oltre agli idranti degli vigili del fuoco, ma non prima che gli amici di Cospito riuscissero a distruggere decine e decine di vetrine in giro per Torino, imbrattando i monumenti, i muri e il decoro urbano. Emblematici di quella giornata gli incendi: appiccati nei cassonetti della spazzatura, dentro alle cabine del telefono e sulle auto, mentre alcuni ‘furbetti’ approfittarono del trambusto per depredare negozi ed attività commerciali.