Un dipendente della Asl di Torino ha vinto la propria battaglia legale: dovrà essere reintegrato e risarcito dopo essere rimasto a “riposo forzato” dopo la decisione di non vaccinarsi. A stabilirlo è stato il Giudice del lavoro del tribunale di Torino, secondo il quale la Asl dovrà risarcire il dipendente no vax che ha sospeso dalle mansioni e dallo stipendio dopo la scelta di quest’ultimo di non sottoporsi a vaccinazione. La storia, riportata dall’edizione torinese di Repubblica, comincia a gennaio 2022. Il dipendente, non vaccinato, viene messo a riposo forzato dalla Asl presso la quale lavora.
Il dipendente, sospeso, non aveva contatto con i pazienti: il suo ruolo è infatti quello di un amministrativo. Così, dopo la sospensione, il lavoratore decide di far causa. Assistito dall’avvocato Valerio Savino, chiede di essere reintegrato in servizio e allo stesso tempo un risarcimento. La sentenza, arrivata il 20 luglio scorso dopo la decisione del giudice Lorenzo Audisio, stabilisce che il dipendente ha ragione. Rifacendosi ad un’altra decisione presa dal tribunale di Ivrea, decide dunque di disporre il reintegro e il rimborso. In quel caso la causa era stata intentata da un dipendente con contratto amministrativo presso l’anagrafe zootecnica.
La decisione del giudice
Il giudice piemontese ha stabilito che il dipendente no vax andrà risarcito e reintegrato a lavoro dalla Asl. Come si legge infatti nella sentenza: “Un conto è l’impiegato in attività di front office che può tenersi a distanza dagli utenti e può anche essere fisicamente separato da loro mediante barriere fisiche in plexiglas. Un altro è il medico o l’operatore sanitario che visita il paziente, gli somministra la terapia e si occupa della sua igiene personale, con un conseguente contatto prolungato e ravvicinato”.
Per i giudici, come spiega Repubblica, è necessario valutare le situazioni specifiche di ogni lavoratore. Nel caso specifico del dipendente dell’Asl torinese, il lavoratore non aveva contatti con il pubblico nello svolgimento delle sue mansioni e dunque non era costretto a vaccinarsi, secondo il Tribunale. Il dipendente non vaccinato, spiega ancora il giudice, va allontanato dal lavoro solo se è una “fonte di rischio per quei soggetti fragili con cui deve necessariamente venire a contatto”. L’Asl è stata condannata a pagargli gli stipendi nei mesi in cui è stato “illegittimamente sospeso” con somme maggiorate degli interessi legali fino al saldo effettivo.