È il simpatico koala Buster Moon a inaugurare la trentanovesima edizione del Torino Film Festival che torna in sala dopo l’edizione interamente in streaming del 2020. Il film d’apertura, proiettato nella sala UCI Cinemas Lingotto, è Sing 2 – Sempre più forte, diretto da Garth Jennings. Dopo il successo di Sing che dal 2016 ha incassato nel mondo oltre 630 milioni di dollari, nel sequel Buster Moon vuole organizzare, nel suo teatro, ricostruito alla fine del primo film, non più un concorso ma un vero e proprio musical con i suoi amici animali che cantano e ballano. Sing 2 è un film ecumenico, aperto a tanti pubblici, perché ci si immedesima in questi animali che sono alla ricerca della propria identità e attraverso l’affermazione della loro personalità riescono a smarcarsi dalla mediocrità. È poi un vero musical, un grande musical con delle musiche e delle canzoni straordinarie, ma è anche il punto di arrivo di un regista di mezza età, Garth Jennings, che ha esordito con i videoclip per delle etichette indipendenti, ma che poi nel corso degli anni è stato scoperto dalle Majors con le quali adesso lavora. Si tratta, però, di un’opera estremamente fantasiosa e ricca di inventiva che nasce appunto da uno spirito indipendente ed è questa la ragione per cui il suo film è stato scelto per inaugurare il TFF-Torino Film Festival, che ritorna alla (quasi) normalità.



Sono 181 i film che verranno proiettati fino al 4 dicembre al TFF nelle sale Massimo, Lux, Greenwich, Uci Cinemas Lingotto, ma anche nelle ex-sale parrocchiali, in periferia, Agnelli, Baretti e Monterosa. Una selezione di una ventina di film sarà visibile anche in streaming tramite la piattaforma Mymovies. Infine, domenica 5 dicembre al cinema Massimo verranno proiettati i film vincitori delle 5 sezioni competitive: Torino 39 (12 lungometraggi opere prime o seconde), Torino 39 corti (12 corti), Internazionale.doc (8 documentari di cui tre prime mondiali), Italiana.doc (9 documentari italiani), Italiana corti (9 corti italiani).



I temi e gli argomenti delle 12 opere del concorso principale sono i più vari. Si va dai sottili turbamenti di una ragazza normalissima del coreano Aloners di Hong Seong-eun al turco Between two dawns di Selman Nacar, che affronta il problema della sicurezza sul lavoro e in cui un incidente cambia la vita e i rapporti di fiducia tra operai e datore di lavoro. Divertente e coloratissimo è, invece, il canadese Le bruit des Moteurs, di Philippe Grégoire, autore che sta nascendo, che racconta la storia di un giovane accusato di diffondere disegni erotici in un paesino di provincia. Ha un approccio più realistico l’argentino La chica nueva, di Micaela Gonzalo, nel quale una ragazza senza casa e senza soldi cerca un’affermazione personale nel lavoro in fabbrica e trova una comunità alla quale appartenere.



È bellissimo nella sua semplicità The day is over di Rui Qi che segue la vita di quattro bambine in una comunità rurale cinese. Non può lasciare indifferenti Clara sola di Nathalie Álvarez Mesén nel quale, in Costarica, una madre superstiziosa sfrutta la figlia malata spacciandola come guaritrice nel corso di raduni religiosi. La vita di una donna, asservita ai doveri di moglie e madre viene trasformata, nel surreale Feathers, di Omar El Zohairy, dal fatto che il marito viene trasformato in un pollo. È un’anteprima internazionale l’opera prima della bellissima e famosa attrice francese Sandrin Kiberlain, Une jeune fille qui va bien, nella quale Irene, una ragazza ebrea, decide di intraprendere la carriera di attrice nel luogo e nel momento sbagliati, a Parigi nel 1942.

Il film italiano in concorso si chiama Il Muto di Gallura, di Matteo Fresi ed è quasi un western ambientato tra i monti della Sardegna a metà dell’ottocento, ispirato alla storia vera di una faida tra tre famiglie che causò decine di morti. Tra i protagonisti della faida c’era Bastiano Tansu, detto il Muto, divenuto protagonista di una leggenda ancora, in parte, avvolta nel mistero, interpretato da un eccezionale Andrea Arcangeli. Poi abbiamo El planeta, di Amalia Ulman, un film folle in bianco e nero che descrive la deriva esistenziale ma comica di due donne, una madre e una figlia, che hanno perso il marito e il padre.

Infine, due film un po’ particolari. La traverse, di Florence Miailhe, film di animazione di una regista di 65 anni che riesce a realizzare il suo primo lungometraggio quest’anno. Si tratta un cinema di animazione molto pittorico molto raffinato. La regista è conosciutissima nell’ambito dell’animazione e delle arti visive e descrive le vicende tragiche e lo sforzo senza fine di chi è costretto a emigrare per trovare una vita migliore e lo fa raccontando la storia di due fratellini, abbandonati dai genitori, che fuggono dalle persecuzioni nel loro Paese. L’ultimo film è Great Freedom dell’austriaco Sebastian Meise. Si tratta di un’opera seconda ed è un film molto drammatico sulla tragedia degli omosessuali che in Germania, dopo la reclusione nei campi di sterminio durante il periodo nazista, si trovarono a dover essere continuamente e ripetutamente incarcerati anche dopo la guerra per la loro inclinazione sessuale. Il film è stato scelto dall’Austria per la candidatura agli Oscar come miglior film straniero in lingua originale.

Mentre i cinefili più raffinati potranno trovare la soddisfazione dei loro desideri di novità e sperimentazione nelle cinque sezioni competitive, negli undici film della personale dedicata a Joana Hadjithomas e Khalil Joreige. due filmmaker e artisti libanesi, molto impegnati e poco conosciuti, o nella nuova sezione Incubator specificatamente dedicata appunto a opere fuori schema, che infrangono ogni regola, innovative e realmente sperimentali, il pubblico e gli appassionati avranno difficoltà a scegliere tra le oltre cento proposte delle numerose sezioni Fuori concorso o tra i film di genere (noir, poliziesco, thriller, sci-fi, horror, ecc.) della sezione Le stanze di Roll o tra i restauri della sezione Back to life.

Fuori concorso oltre al film di apertura anche il film di chiusura Aline di Valérie Lemercie, un biopic ispirato alla cantante canadese Celine Dion. Verrà poi proiettato l’ultimo film diretto da Clint Eastwood, Cry Macho, che uscirà nelle sale italiane a dicembre, nel quale il macho per antonomasia si converte all’anti-machismo. Da non perdere anche Clint Eastwood: a cinematic legacy, un documentario in nove capitoli che la Warner ha dedicato all’ultimo grande eroe del west, che si racconta con intelligenza, arguzia e ironia e fa il punto su una carriera straordinaria di uomo di cinema.

Sarà presentata in anteprima Bangla – La Serie di Phaim Bhuiyan e Emanuele Scaringi che sviluppa le vicende della comunità bengalese di Torpignattara a Roma raccontate nel film omonimo che ebbe tanto successo nel 2019. La storia della famosa virologa Ilaria Capua è invece raccontata nel film Trafficante di virus di Costanza Quatriglio. Monica Bellucci, che riceverà un premio alla carriera durante il festival, interpreta Anita Ekberg, la star svedese della Dolce vita nel film The girl in the fountain. Uno dei più importanti critici cinematografici, Mario Sesti, dirige per la prima volta un lungometraggio di finzione, Altri padri, in cui una moglie per liberarsi del marito e tenersi i figli lo accusa falsamente di violenza e di uso di droghe. Ancora: l’eccentrico thriller ambientato in una località balneare It snows in Benindorm della regista spagnola Isabel Coixet; Ambra Angiolini, Massimo Popolizio e Alessandro Haber, mai così bravi, interpretano La notte più lunga dell’anno di Simone Aleandri: quattro storie ambientate a Potenza nella lunga notte del solstizio d’inverno.

La sola sezione Fuori concorso-Surprise varrebbe il viaggio a Torino. La sezione è dedicata al cinema francese nella quale saranno presentati 9 film tra i quali: Sull’isola di Bergman di Mia Hansen-Løve, presentato in concorso a Cannes 2021; due film con Charlotte Gainsbourg, il primo è un documentario, Jane par Charlotte, diretto dalla stessa attrice sulla propria madre Jane Birkin, l’altro è Suzanna Andler di Benoît Jacquot dall’omonimo testo teatrale di Marguerite Duras del 1968; l’ultimo film di Arnaud Desplechin, Tromperie, ispirato al romanzo La Controvita di Philip Roth; Rien à foutre di Julie Lecoustre ed Emmanuel Marre, divertente commedia su una giovane hostess (Adèle Exarcopoulos) che cambia vita; infine Le monde après nous, di Louda Ben Salah-Cazanas, storia di un amore intenso e a prima vista tra un giovane scrittore e una ragazza.

Anche la sezione fuori concorso-Tracce di teatro è piena di proposte in anteprima molto interessanti: dopo Natale in casa Cupiello Edoardo De Angelis dirige Sergio Castellitto in altre due opere di Eduardo, Non ti pago e Sabato, domenica e lunedì; Damiano Michieletto, famoso regista di opere liriche esordisce con una vitalissima versione cinematografica di Gianni Schicchi di Puccini girato in presa diretta in un set; Strehler, com’è la notte? di Alessandro Turci, viaggio lungo una carriera formidabile; L’uomo dal fiore in bocca di Gabriele Lavia; infine Giselle, un film documentario che racconta un anno trascorso con il Corpo di Ballo della Scala che, durante la pandemia, ha tentato in ogni modo di portare in scena il balletto Giselle.

Tra i restauri della sezione Back to life citiamo: Don Bosco di Goffredo Alessandrini, Moloch di Alexander Sokurov, che parteciperà al festival; il film cult Santa Maradona di Marco Ponti; Tange Sazen and the pot worth a million ryo di Sadao Yamanaka , regista di ben 24 film prima di morire combattendo in Manciuria a 29 anni nel 1938; un omaggio alla regista televisiva Maricla Boggio con il restauro digitale dei suoi documentari Marisa della Magliana e Sono arrivati 4 fratelli; infine il restauro di un film che si riteneva perduto, Number One di Gianni Buffardi, tra l’altro genero di Totò.

Sono previste numerosi incontri e interessanti masterclass. Ne citiamo una sola veramente imperdibile Breve manuale per liberare il cinema dal reale – incursioni documentarie di Avi Mograbi in cui il regista israeliano Avi Mograbi mette in discussione il genere documentario utilizzando il suo ultimo film, presentato fuori concorso al TFF 39, The First 54 Years – An Abbreviated Manual for Military Occupation, un paradossale manuale di istruzioni su come uno Stato può occupare militarmente un territorio altrui, e di un suo documentario del 2008, Z32, che può essere visto liberamente sul sito personale dello stesso regista. Sarà un viaggio sulle infinite possibilità del documentario.

Ci fermiamo qui perché è veramente impossibile solo accennare a tutti gli altri film in programma in questa edizione straordinaria con la quale il Torino Film Festival riparte in attesa della prossima edizione del quarantennale nel 2022.

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