Aumenta il numero di contagiati in Europa, tanto che il ministro Speranza ha emesso un’ordinanza che rende il tampone obbligatorio per chi torna in Italia da Croazia, Malta, Spagna e Grecia. Intanto continua il braccio di ferro tra Governo e Regioni sulla stretta alle discoteche, che il Comitato tecnico-scientifico vorrebbe chiudere in tutta Italia. Nelle ultime 24 ore nel nostro paese si sono registrati più di 500 contagiati, e la settimana dal 5 all’11 agosto li ha visti aumentare del 46% rispetto alla precedente. Una situazione comunque migliore rispetto a quella di Germania e Francia, che hanno un numero di nuovi contagiati giornaliero ormai stabilmente a 4 cifre.



Ne abbiamo parlato con Vito Fazio, biologo molecolare e ordinario di patologia generale nell’Università di Roma 1. Abbiamo commentato con lui le scelte e gli sbagli del governo, ma anche gli errori commessi dai cittadini: “Dopo tante imposizioni, ora le persone tengono atteggiamenti eccessivi e scorretti”. Gli abbiamo poi chiesto come minimizzare i rischi dovuti alla riapertura delle scuole, e ci ha risposto che “servono dei corsi condotti da esperti per coinvolgere i ragazzi senza far scendere obblighi dall’alto”.



Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico, ha detto che le discoteche vanno chiuse. Come valuta questa decisione?

Come accade sempre per il Cts, queste affermazioni sono in parte scientifiche ma anche politiche. In una discoteca, se non si rispettano mascherine e distanziamento, considerato anche il sudore, il rischio di contagio è alto. Non posso sapere cosa deciderà il governo, ma credo che le persone siano state molto provate dall’isolamento, e oggi la situazione psicologica generale invita ad avere atteggiamenti irrazionali, scorretti.

La considera una reazione, dopo la stretta sulle libertà che è durata mesi?



Sì, ed è per questo che sarebbe saggio coinvolgere sociologici, psicologi, psichiatri. Come nell’educazione di un figlio, la negazione completa è sbagliata, così come l’accettazione completa. Tenendo conto che ci sono tante variabili, e dobbiamo cercare di considerarle tutte.

Mentre il Comitato tecnico scientifico è composto da specializzati in medicina.

So che il governo ha sentito più volte persone con le competenze psicologiche e sociali, che fanno parte di altri contesti. La macchina di governo è complessa: è difficile farla funzionare, ma avere tutte le competenze è importante. L’Italia sta dando buona prova, anche se non darei 10 e lode al governo, visto gli errori fatti…

A che tipo di errori fa riferimento?

Abbiamo avuto un lockdown un po’ tardivo, un po’ eccessivo e poco giustificato, con alcune dinamiche di restrizione non del tutto azzeccate. Ma quando il meccanismo si è messo in moto le cose hanno funzionato bene. E credo che l’Italia si sia comportata in maniera adeguata.

Il ministro Speranza ha obbligato il tampone per chi rientra da Croazia, Grecia, Malta e Spagna. Come lo valuta?

È una scelta giusta dal punto di vista medico: tutto ciò che ci aiuta a tracciare il virus e la sua diffusione è utile a contenerlo. Ma essendo una scelta politica, ha anche delle conseguenze economiche e sociali su cui non posso esprimermi.

 A cosa è dovuta la risalita dei contagi in paesi così vicini?

Alcune nazioni si sono preoccupate di più dell’aspetto economico, mettendo in secondo piano gli aspetti sanitari. Le scelte di un governo devono sempre considerare l’aspetto economico di sopravvivenza: morire dopo l’emergenza Covid per mancanza di lavoro non sarebbe una scelta adeguata. Non può essere soltanto un medico a prendere le decisioni. Gli aspetti scientifici fanno parte della decisione globale del governo, che però deve mediare tra le varie ottiche. E prendersi le proprie responsabilità.

Anche se i contagi sono saliti, non salgono i morti, almeno per ora. A cosa è dovuto?

Le dico, ed è un’opinione diffusa tra i miei colleghi, che a marzo non sapevamo niente del virus e dall’estero arrivavano notizie parziali o anche errate. La scienza occidentale e la clinica però hanno insegnato molto al medico ospedaliero. La capacità di identificare i positivi è aumentata in maniera esponenziale.

Anche l’utilizzo dei farmaci è stato reso più efficace?

Sì, perché oggi abbiamo escluso alcuni farmaci “mitologici”. E sappiamo come calibrare la cura sul singolo paziente, che ha una storia e una genetica diversa dagli altri. È quello che accade sempre in medicina.

Secondo uno studio dell’università cattolica di Cremona il 41% degli italiani non vogliono vaccinarsi. È un dato preoccupante?

Come gli altri coronavirus e altri virus influenzali il Sars-Covid-2 continuerà a girare. Dobbiamo far capire alle persone più protette, perché giovani e robuste, che la loro attenzione a non contrarre il virus è fondamentale per il resto della società. La stessa cosa vale per il vaccino: dobbiamo farlo per proteggere chi è meno forte di noi. È un obbligo morale: qualcun altro potrebbe morire per la mia scarsa attenzione. Sempre ammesso che il vaccino arrivi.

E che sia un vaccino che abbia passato tutti i test. Che sia sicuro.

Sì ma dobbiamo ricordarci che le nostre informazioni sul virus, seppur dettagliate, vengono dall’osservazione di soltanto qualche mese. Per questo ricorriamo a informazioni sui Sars precedenti, anche se ci stiamo rendendo conto che alcuni comportamenti del Sars-Covid-2 non corrispondono agli altri Sars. Per questo è ancora da dimostrare la capacità che un vaccino sia efficace non solo nell’immediato, ma anche in tempi lunghi, ovvero sopra i 6 mesi-un anno. E meno tempo abbiamo per testare il vaccino, meno certezze avremo sulla durata dell’immunità che il vaccino garantisce.

I contagi sono già risaliti in agosto. Con l’arrivo dell’inverno il virus si propagherà più facilmente?

Tutti i coronavirus hanno una tendenza ad aumentare con temperature basse e innalzamento dell’umidità, come accade in autunno. L’autunno è il periodo di tutte queste infezioni, in linea di massima questo è prevedibile. Ma oggi non ci troviamo come alla fine dello scorso inverno. Ma è fondamentale che non ci siano comportamenti inappropriati.

I bambini sopra i 6 anni dovranno usare la mascherina. Sarà possibile far tenere questo tipo di comportamenti dentro le aule scolastiche?

Non solo le mascherine, ma anche il distanziamento. Anche l’uso di troppi disinfettanti abbassa le difese. Bisognerebbe spiegare ai ragazzi, senza calare obblighi dall’alto, perché si prendono certe decisioni. E i professori andranno educati in maniera scientifica.

Per adesso non si è sentito nulla a riguardo dal ministro dell’Istruzione. Lei pensa che sarebbero necessari dei corsi?

Forse sarebbe meglio se alcuni esperti andassero nelle scuole. Bisogna stare sul pratico con gli studenti, spiegando dove abbiamo gli anticorpi, perché mucose e ciglia dentro al naso sono importanti e come funzionano.

(Lucio Valentini)

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