Tosca D’Aquino ha parlato a Vieni da me anche di un suo storico collega, cioè Vincenzo Salemme. Insieme hanno lavorato diverse volte e lei ha parlato di uno splendido rapporto, costruito negli anni: “Sono tantissimi anni che lo conosco. Abbiamo fatto anche tanto teatro insieme. Si è creato un rapporto come tra fratello e sorella”. Il debutto in una regia dell’attore campano Tosca l’ha vissuta nel 1999 in Amore a prima vista. Tre anni dopo sono tornati a lavorare insieme in “Volesse il cielo!”. Negli ultimi anni è tornata a lavorare ancora con l’autore in “Se mi lasci non vale” del 2016 e “Una festa esagerata” dello scorso anno. Dietro a questi lavori c’è un’amicizia lunga e costruita nel tempo che li ha fatti avvicinare molto e ora davvero è come lavorare con un parente piuttosto che con un collega. Vedremo se di fronte a queste parole ci sarà una replica, magari social, proprio del famoso attore partenopeo. (agg. di Matteo Fantozzi)



“KLAUS KINSKI MI FECE I LIVIDI SUL SET”

Tosca D’Aquino intervistata da Caterina Balivo a Vieni da me. L’attrice si commuove davanti al messaggio recapitatole dal suo “fratello adottivo”, Vincenzo Salemme:”Sono tanti anni che lo conosco, abbiamo fatto tanto teatro: si è creato un rapporto fratello e sorella”. a proposito di fratelli, c’è anche un videomessaggio di Gustavo:”Oggi mi fate commuovere: siamo cresciuti e abbiamo giocato insieme. E’ un vero fratello perché me lo sono sempre trovato vicino. L’ho convinto a tornare quando papà si ammalò perché lui viaggiava molto per lavoro. Io ho amato in maniera viscerale mio padre, forse in qualche maniera si è sentito messo da parte. Non mi aspettavo un messaggio così posato da lui che è un giocherellone. Grazie veramente. Io dico che avere un buonissimo padre come ho avuto io dà il là al karma: sono stata fortunata”.



TOSCA D’AQUINO A VIENI DA ME

Per Tosca c’è anche il videomessaggio di Rossella Brescia, che racconta gli atti di una vera amica come la napoletana:”Persone come te ce ne sono poche”. Poi domanda però:”Chi vorresti menà?”. Nella mia carriera Kalus Kinski, subii le angherie di questo personaggio molto difficile. Tornando indietro non farei “La vita di Paganini” perché soffrii molto. Era un uomo molto violento. Ebbi un rapporto complicato, era prepotente, io avevo i lividi addosso. C’erano delle scene dove si può e si deve fingere. Però penso che Klaus facesse parte della schiera di fanatici vecchio stampo: all’epoca pensavo il cinema si facesse così. Ne parlai con i miei genitori, loro mi dissero di fare ciò che sentivo. Mi imposi di finire il film ma a distanza di tanti anni ho subito un piccolo choc, non lo rifarei”. Insomma, un’esperienza a dir poco sconvolgente…

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