Nel centrodestra le reazioni all’arresto di Giovanni Toti hanno avuto sfumature diverse, pur partendo dal presupposto (scontato) che si è innocenti fino alla condanna definitiva. Lo stesso governatore ligure, tramite i legali, si è detto “tranquillissimo”. Sulla sua scia il compagno di partito Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati che alle europee presenterà liste comuni con Forza Italia, ha dichiarato che “non cambia nulla. Quello che conta è il buon governo di otto anni, quasi nove, della Regione Liguria”. In Forza Italia la botta si è fatta sentire di più. Antonio Tajani, vicepremier e segretario di Forza Italia, pur professandosi “garantista con tutti” e “ottimista e fiducioso” che “Toti farà di tutto per dimostrare la propria innocenza”, ha sospeso dal partito due iscritti sotto inchiesta con l’accusa di corruzione elettorale. Un duro colpo per l’alleanza Forza Italia – Noi Moderati.
Più prudente ancora la Lega. Matteo Salvini, pur ripetendo che “ogni cittadino italiano è innocente fino a prova contraria”, ha scelto di non commentare: “Io stesso sono a processo e rischio la galera perché ho bloccato gli sbarchi”. È leghista il numero due della giunta ligure, Alessandro Piana, che sostituirà pro tempore il governatore ai domiciliari garantendo la prosecuzione della normale attività amministrativa. “Siamo vicini al nostro presidente, certi che abbia sempre agito nell’esclusivo interesse della Liguria”, ha dichiarato Piana.
Segnali di insofferenza sono invece arrivati da Fratelli d’Italia. “In Liguria le elezioni sono in programma nell’ottobre 2025 ma l’ipotesi delle elezioni anticipate in Regione a questo punto non si può escludere”: così si è espresso Matteo Rosso, parlamentare e coordinatore ligure di FdI. Quindi l’azzeramento della situazione è già sul tavolo. Rosso ha aggiunto: “Bisogna anche vedere le scelte che opererà Toti, magari per difendersi in modo più sereno preferisce dimettersi, cade tutto e si va al voto”. Un consiglio non richiesto e sicuramente non gradito. Il ministro Francesco Lollobrigida ha invece rispolverato l’argomento della “giustizia a orologeria”.
Di tutt’altra opinione Carlo Nordio, che Giorgia Meloni aveva addirittura proposto come capo dello Stato. Il guardasigilli ha detto che non gli piacciono “le frasi fatte”. Le sue perplessità sono tecniche e “riguardano l’adozione di una misura rispetto ai tempi in cui è stato commesso il reato e al tempo in cui sono iniziate le indagini”. Nel caso in questione, tra i fatti (presunti) e i provvedimenti cautelari sono passati circa quattro anni. “Da pubblico ministero”, ha specificato Nordio, “raramente ho chiesto provvedimenti di custodia cautelare dopo anni di indagine”.
Le posizioni nel centrodestra, dunque, sono diversificate. Ma lo sono anche nel centrosinistra, però per motivi opposti: da quelle parti la diversità di opinioni si chiama doppiopesismo. Proprio ieri nel Consiglio regionale pugliese è stata messa ai voti la mozione di sfiducia del centrodestra contro il governatore Michele Emiliano (Pd) dopo le inchieste e gli arresti per voto di scambio che hanno portato alle dimissioni dell’assessora ai Trasporti, Anita Maurodinoia. Ebbene, Pd e 5 Stelle, che compattamente hanno chiesto le dimissioni di Toti, hanno invece rinnovato la fiducia a Emiliano. Il quale paradossalmente oggi conta su una maggioranza più larga di quella che lo ha eletto: a suo favore si sono espressi infatti anche i tre consiglieri regionali di Azione nel nome del garantismo. Il governatore pugliese non ha mai avuto dubbi sull’esito del voto: si discuteva la mozione di sfiducia nei suoi confronti e lui giocava sul cellulare a tetris e burraco.
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