Si dice che Giorgia Meloni avrebbe preferito non anticipare le elezioni anche per non doversi occupare delle nomine. Sono tante quelle in scadenza o comunque destinate a cambiare nei primi mesi del 2023, e forse Giorgia e i suoi ministri non sono ancora pronti per le decisioni. Quello che è certo, dice chi frequenta le stanze del potere, è che alla fine a decidere sarà lei, e solo lei.



Si dice anche che la prima presidente del Consiglio donna stia vivendo con molta insofferenza i consigli non richiesti in arrivo da autorevoli e non commentatori su molti organi di stampa. Lungi dall’unirsi alla schiera, proviamo dunque solo a fare un fotografia del momento.

In bilico, e non è una notizia, c’è il capo dipartimento del Mef Alessandro Rivera. La Meloni ha chiesto la sua testa a Giorgetti, quest’ultimo, in accordo con Salvini, nicchia. Non che la Lega si sia innamorata di un dirigente in area Pd che fra Mps e Ita non ha dato prova di grande sagacia, bensì perché a Giorgetti interessa molto di più sostituire il Ceo di Cdp, Dario Scannapieco. Uno dei due si salverà, a naso facile che vinca la Meloni e quindi a salutare sarà Rivera.



Sono poi in scadenza Eni ed Enel. Il toto-nomine dà per certo il quarto mandato dell’Amministratore delegato della prima, Claudio Descalzi, meno quello del collega in Enel, Francesco Starace. Quest’ultimo sarebbe sicuramente stato sostituito se fosse rimasto al Governo Mario Draghi, per un incidente legato alla presenza del manager a una videoconferenza con Putin appena prima dello scoppio della guerra. Starace spiegò che non poteva non esserci perché stava vendendo la partecipazione in Russia, Marione non gli credette, e i due non si sono più parlati. In effetti, poco dopo Enel riuscì a disfarsi della problematica presenza a Mosca, quindi forse Starace non aveva tutti i torti.



In questo momento, infatti, le sue azioni sono in rialzo, nessuno può discutere che abbia fatto benissimo, e sostituire lui o Descalzi nel pieno di un’emergenza energetica potrebbe sembrare suicida. In caso, c’è la corsa per il suo posto, visto che ora Enel è considerata il paradiso per qualsiasi Ceo. Il duo Scaroni-Bisignani sta molto spingendo per il pupillo Marco Alverà, ma la sponsorizzazione, specie del secondo, non sarebbe gradita alla Meloni, e quindi potrebbe essere controproducente. In corsa ci sarebbe anche il manager di area Flavio Cattaneo, che però fa sapere di non essere interessato (e fa sicuramente molti più soldi con la sua Ntv che vuole vendere ai francesi di Sncf). In sordina corre, infine, Matteo Del Fante, nel caso lasciasse le Poste.

Quasi certo il benservito ad Alessandro Profumo, uomo Pd a tutto tondo. Anche per Leonardo gli aspiranti sono tanti, dal sempreverde Cattaneo all’ex ministro e ora consulente del Governo Roberto Cingolani. Una sorpresa potrebbe essere costituita da Marco Patuano, ex ad di Tim, che però sembra vicino alla conferma come presidente di A2A insieme all’ad Renato Mazzoncini. La Lega, invece, spingerebbe per Lorenzo Mariani, Ceo di Mbda.

Infine Poste Italiane. Matteo Del Fante non è sicuro della conferma. Qui il primo nemico sembra essere interno, ovvero Giuseppe Lasco, condirettore generale corporate affairs, che si dice già ora essere l’uomo più potente del Gruppo.

Nomi, nomi, nomi. Giorgia Meloni, coadiuvata dal fido sottosegretario Alfredo Mantovano, fa sapere di non aver ancora preso in mano i dossier. C’è tempo, le nomine fioriranno come sempre a primavera…

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